Moretto
[xilografia colorata a maschera]
Bologna, Fabbrica “Davide Berti Al Mondo”, [secolo XVIII]
Collocazione: 16. Q. V. 23
Francesco Ghiselli, nelle sue memorie manoscritte conservate presso la Biblioteca Universitaria di Bologna (Collocazione: BUB, ms. 770, vol. XCI), racconta come, qualche anno prima del 1725, qualcuno avesse già provato a sostituire i quattro papi, mettendo al loro posto quattro “brentatori” – ovvero coloro che si occupavano della selezione e del trasporto del vino in città per mezzo di recipienti chiamati “brente” che venivano portati sulle spalle –, ma che gli aderenti a quell’antichissima arte si fossero opposti, non volendo che la loro immagine venisse svilita finendo su un mazzo di carte da gioco.
La confusione e il clamore sollevati dalle carte e dal libretto fatti stampare da Montieri e condannati dal cardinale Ruffo si spensero presto in città: gli imputati, infatti, furono tutti scarcerati senza grosse conseguenze per il loro futuro. L’unico a “pagare” veramente fu lo stesso Montieri, costretto a lasciare Bologna e a restarvi lontano per qualche anno.
A perenne ricordo della vicenda sono rimasti unicamente i quattro “mori” o “moretti” che ancora oggi caratterizzano il mazzo di carte per giocare a tarocchino bolognese.