Andrea Vitali
Il principe dei tarocchi Francesco Antelminelli Castracani Fibbia
Ravenna, Moderna, 2013
Collocazione: ARPE-RA. A. 332
Tanto si è scritto sul ruolo svolto dal misterioso conte Francesco Castracani Antelminelli Fibbia in merito alla nascita del mazzo di carte da tarocchino bolognese. Discendente della celebre famiglia ghibellina riparata a Bologna dalla natìa Lucca verso la metà del Trecento, pare che fosse ben accolto dalla famiglia Bentivoglio che proprio in quegli anni si stava imponendo con sempre più efficacia sulla scena economica e politica cittadina, tanto da sposarne una componente.
L’archivio dei Fibbia andò purtroppo distrutto in un rogo avvenuto nella sagrestia della chiesa di San Giovanni Battista dei Celestini, dove la famiglia lo aveva depositato, per cui di tutte queste vicende non è rimasta alcuna testimonianza certa, se non un celebre ritratto – anch’esso oggi scomparso – all’interno del palazzo Fibbia in via Galliera 14. Nell’opera, dipinta nel corso del Seicento, è raffigurato un uomo in piedi accanto a un tavolo dal bordo del quale cadono alcune carte di un mazzo di tarocchi. Anche il nobiluomo tiene in mano delle carte mostrandole all’osservatore. Nella parte inferiore del dipinto si legge una lunga iscrizione nella quale il personaggio viene definito «inventore del gioco del tarocchino di Bologna dalli XVI Riformatori della città ebbe per privilegio di porre l’arma Fibbia nella regina di Bastoni e quella della di lui moglie nella regina di Denari». In effetti, per diversi secoli, sulla carta della Donna di Bastoni è stato raffigurato il simbolo della famiglia Fibbia e su quella della Donna di Denari quello della famiglia Bentivoglio. Non essendosi però ancora trovate testimonianze certe sulla vicenda, con ogni probabilità si tratta di una ricostruzione a posteriori, tesa a considerare il gioco del tarocchino bolognese come un passatempo “civico” e quasi patriottico.