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TAPPA B: Casa di Via Broccaindosso

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Via Broccaindosso 20. Al primo piano di questa casa Giosue Carducci ha abitato con la sua famiglia dal 1861 al 1876. Oggi l'edificio è privato e non è visitabile, ma al suo interno si conserva un ampio giardino, un tempo adibito ad orto.
Ora diamo la parola al poeta, con la nostra intervista impossibile.

Professore, ci parli della sua famiglia.

Nel 1859 sposai la giovane Elvira Menicucci, donna paziente e sottomessa, che rimase accanto a me anche nei momenti più dolorosi della mia vita. Alla fine di quell'anno nacque la mia primogenita: Beatrice. Alla prima figlia seguì nel 1863 Laura, cui si sarebbe aggiunta nel '72 Libertà, la Tittì di “Davanti San Guido”.
Triste invece fu il destino di Dante, il mio amato bambino: visse poco più di tre anni (dal 21 giugno 1867 al 9 novembre 1870), lasciando nella casa un vuoto incolmabile. Questa memoria dolorosa diventò materia di alcune poesie, tra cui forse la più famosa è “Pianto antico”, in cui collego il ricordo di mio figlio all'immagine dell'albero di melograno che cresceva nell'orto.

Permette? Le leggo un testo che riconoscerà sicuramente.
“Caro Valfredo,
il mio povero bambino mi è morto.
Ed era bello e tanto buono! Così sviluppato di corpo e di intelligenza! Così robusto, e grande e grosso! Così amoroso! Povero il mio bambino! Povero il mio caro Dante! E avevo riposto su quel capo tutte le mie speranze, tutto il mio avvenire! Oh che strappo del cuore e della vita!”

Sì, riconosco queste parole: le ho scritte io stesso nella lettera che inviai il giorno dopo la morte di Dante a mio fratello Valfredo. Credevo che non mi sarei più ripreso da quel dolore, invece la mia vita continuò e addirittura l'anno dopo ebbi come una seconda giovinezza, quando mi innamorai di Carolina Cristofori Piva. La nostra passione fu tormentosa ed esaltante, piena di gelosie e di contrasti, ma contribuì a ispirarmi molte delle mie migliori poesie, in cui la chiamavo Lina o Lidia.


ASCOLTA la poesia "Pianto antico"

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