Ci troviamo di fronte a Casa Carducci, in origine un edificio religioso cinquecentesco più volte rimaneggiato e divenuto abitazione civile dopo Napoleone. Qui il poeta ha vissuto con la sua famiglia fino alla morte, avvenuta tra il 15 e il 16 febbraio 1907. Accanto all'edificio, domina la piazza un vasto complesso monumentale, realizzato in onore di Giosue Carducci da Leonardo Bistolfi e inaugurato nel 1928. Ma sentiamo dalla voce dello stesso poeta, nella nostra intervista impossibile, qualche notizia su questo luogo a lui così familiare.
Professore, quali ricordi sono legati a questa casa?
Questa è l'abitazione in cui ho trascorso, insieme alla mia famiglia, gli ultimi anni della mia vita, dal 1890 al 1907. Qui trovate raccolti ancora oggi tutti i libri della mia preziosa biblioteca, gli "antichi compagni de' miei sogni e de' miei pensieri", insieme ai miei manoscritti: il lavoro di tutta una vita! Se ancora oggi questo edificio e la biblioteca sono a disposizione di tutti lo devo a una donna eccezionale: la Regina Margherita di Savoia, che ha acquistato i libri e l'edificio e li ha donati al Comune di Bologna. Sono stati anche i miei anni più sofferti, soprattutto a causa della paralisi che mi ha colpito e mi ha costretto a lasciare l'insegnamento. Eppure proprio in questa casa nel 1906 ho avuto l'onore di ricevere, primo tra tutti gli Italiani, il premio Nobel per la letteratura!
Lei però non è nato a Bologna. Ci racconti qualcosa della sua infanzia.
Sono nato il 27 luglio 1835, a Valdicastello, una frazione di Pietrasanta, nella Versilia lucchese. Io ero il primogenito del dottor Michele e di Ildegonda Celli. Della mia terra natale imparai la "maschia dolcezza" del suo "tosco accento", grazie soprattutto alla mia cara nonna paterna, Lucia Galleni, nonna Lucia della poesia “Davanti San Guido”. Gli anni più spensierati della mia infanzia li passai però a Bolgheri, in Maremma. Dopo gli studi a Pisa e alcuni anni di insegnamento in Toscana, mi trasferii a Bologna nel 1860, quando mi venne offerta la cattedra di eloquenza all'università di Bologna. L'incarico era molto onorifico, specialmente per me, che avevo appena 25 anni. Da allora non ho più lasciato questa città.
Per ora grazie, professore. Alla prossima tappa!