Le Campagne di rilevamento sul territorio
Andrea Emiliani, nei fatti anima culturale delle Edizioni Alfa, è stato artefice di una vera e propria rivoluzione museografica. Portò il concetto di museo fuori dal museo promuovendo le campagne fotografiche in Appennino. Le quattro Campagne di rilevamento dei beni culturali del territorio bolognese, avviate a partire dal 1968 dall’Amministrazione Provinciale e dalla Soprintendenza alle Gallerie di Bologna, si conclusero con il 1971.
Nel diario di lavoro della seconda Campagna, Emiliani sottolinea che: «A cento anni dall’unità nazionale, lo Stato italiano non possiede purtroppo un inventario dei propri beni culturali. […] Dalla salvezza della natura e del paesaggio, all’integrità dei centri storici, dalla tutela degli oggetti d’arte e dei monumenti, alla registrazione delle tradizioni locali: tutto concorda in un nuovo concetto di conservazione. […] Un veloce rilevamento dei beni culturali non può non avvalersi dei mezzi posti oggi a disposizione della ricerca dalla tecnica. Il primo fra essi è la fotografia». Le Campagne di rilevamento ebbero infatti come prezioso collaboratore il fotografo Paolo Monti. «Paolo Monti era un grande fotografo, un fotografo specializzato nell’analisi dell’architettura e dell’urbanistica che affrontò le città emiliane con lo spirito delle grandi ricognizioni linguistiche dei primi anni del secolo scorso».
La prima zona scelta fu quella di Porretta, allargando poi l’esame ad entrambi i versanti della valle del Reno e alla valle del Santerno.
I diari e i materiali delle Campagne furono pubblicati nella collana “Rapporti della Soprintendenza alle Gallerie di Bologna”, della quale inizialmente l’Alfa fu solo distributore, per diventarne poi, a partire dalla quarta Campagna, editore.
Ma l’altra grande impresa del fotografo Paolo Monti per i tipi dell’Alfa fu lo storico catalogo (due edizioni, che andarono ben presto esaurite) della mostra Bologna centro storico del 1970. Nel piano del volume si leggono i nomi ancora una volta di Andrea Emiliani, dell’urbanista Pier Luigi Cervellati (che pochi anni prima, nel 1968, aveva curato la pedonalizzazione di Piazza Maggiore), di Paolo Monti e di Pirro Cuniberti per la parte grafica.
«Le Campagne di rilevamento intraprese da Andrea Emiliani, costituiscono la matrice operativa e culturale del censimento Monti per il Centro Storico di Bologna», come ricorda Cervellati.
Con il censimento fotografico, che completava la fase istruttoria e redazionale del Piano Regolatore, «si riuscì a confermare le ipotesi iniziali: il Centro Storico poteva e doveva essere considerato ‘unico monumento’» e da lì dunque poteva partire l’attuazione di un restauro conservativo.