Disegno di Domenico Ramponi, Alabardiere svizzero in abito di Rassegna tratto da:
Giuseppe Guidicini, Vestiari, usi, costumi di Bologna cessati nell’anno 1796
[manoscritto cartaceo, secolo XIX (1818)]
Collocazione: ms. B. 2329
Il potere di controllo papale su Bologna e il suo territorio, si esplicitava attraverso la presenza fissa in città di un alto prelato, solitamente di rango cardinalizio, detto “Legato”, scelto direttamente dal Pontefice tra quelli che facevano parte della Curia romana, e che veniva inviato per controllare e amministrare la situazione dal punto di vista politico. Per evitare conflitti di interesse, il Legato non era mai di origine bolognese e restava in carica, di norma, per un triennio. La nomina poteva poi essere prolungata o riconfermata dallo stesso Papa, che sceglieva anche uno o due Vice-legati, che sostituivano il Legato in caso di assenza.
Tra l’inizio del Cinquecento e la fine del Settecento, il Legato pontificio e la magistratura del Senato – considerata l’unica e ultima salvaguardia delle antiche autonomie cittadine bolognesi – daranno così vita a una sorta di governo “misto”, teoricamente condiviso e diarchico, il cui motto ispiratore era: «Nulla può il Legato senza il Senato, nulla il Senato senza il Legato».
I rapporti tra il Legato e i senatori si reggevano su un sottile gioco di equilibri che spesso saltavano, generando scontri più o meno accesi. Questo rapporto perennemente dialettico era caratterizzato da un’inevitabile conflittualità generata dall’aspirazione assolutistica del Papa da una parte e dai tentativi dei bolognesi di ridurne il potere effettivo dall’altra, il tutto inquadrato all’interno della tradizionale volontà autonomista dei bolognesi. Il ceto di governo cittadino si oppose sempre, con tutti i mezzi a sua disposizione ai tentativi accentratori pontifici, reclamando di continuo l’intoccabilità degli statuti tradizionali e il rispetto da parte del Legato delle leggi e delle consuetudini cittadine, mentre dall’altra il Legato di turno cercava di sovvertire l’ordine politico presente in città e da tutti accettato.
Il palazzo Pubblico (l’attuale palazzo Comunale o d’Accursio) dove risiedeva il cardinale Legato era sempre presidiato da una guarnigione di guardie svizzere o di milizie di altre nazionalità al soldo del papato: lo Stato della Chiesa, infatti, possedeva sì un proprio esercito, ma questo era talmente ridotto da non essere in grado di controllare tutto il territorio se non chiedendo l’aiuto, a turno, di una delle “cattolicissime” nazioni europee (Francia, Austria, Spagna). La consistenza di questa guarnigione poteva variare nel tempo, a seconda che la situazione politica e sociale fosse più o meno ben predisposta nei confronti della figura del Pontefice di turno e del suo rappresentante legatizio in città.