I bandi legatizi

Disegno di Domenico Ramponi, Trombetta di Palazzo tratto da:
Giuseppe Guidicini, Vestiari, usi, costumi di Bologna cessati nell’anno 1796
[manoscritto cartaceo, secolo XIX (1818)]
Collocazione: ms. B. 2329

Il cardinale Legato, in quanto ufficiale rappresentante dello Stato della Chiesa, oltre ad avere il potere di scomunica, si occupava innanzitutto del controllo dell’ordine pubblico, della riscossione delle tasse, della difesa militare del territorio che gli era stato assegnato e dell’amministrazione della giustizia.
La sua azione politica si esplicava, nella pratica, anche attraverso l’emanazione di “bandi” che, sebbene prevedessero di essere sottoposti anche al visto del Gonfaloniere di giustizia, spesso uscivano con la sola firma del Legato, nel caso questi volesse imporre con la forza la propria volontà. Viceversa, l’assenso del Legato era indispensabile per dare validità alle decisioni prese dal Senato riunito in assemblea.
Questi bandi, a partire dal 1408, e fino a tutto il Settecento, vennero letti a viva voce da un araldo o banditore, preceduti da squillanti suoni di trombe, dalla ringhiera balconata del palazzo Pubblico, nelle piazze principali, nei crocicchi delle maggiori vie di comunicazione e sui sagrati delle chiese. Solo con la successiva invenzione dell’arte della stampa si cominciò a riprodurli in più copie che venivano affisse ai muri in posti prestabiliti lungo le principali strade della città. Ma anche dopo l’introduzione dell’affissione delle copie a stampa, si continuò comunque a leggerli ad alta voce, in considerazione dell’alto tasso di analfabetismo della popolazione, in particolare delle classi popolari che non sarebbero state in grado di comprendere il significato dei bandi.