Salvatore di Faenza, invitato a desinare dai canonici della cattedrale di Bologna, non potendo andare a piedi si fa prestare una mula; la quale essendo innamorata di un orso lo segue ovunque e Salvatore resta confuso.

In questa novella risalta con grande evidenza l’ambientazione bolognese (“la vena che – secondo le parole di Bruno Basile – colloca accanto al marmo bentivolesco il mattone bolognese”), è una “novella di cronaca spicciola municipale”dove compaiono personaggi e luoghi ancora oggi ben riconoscibili.

Gli orsi ammaestrati erano utilizzati per i giochi dei buffoni nei palazzi nobiliari e si potevano trovare nelle piazze durante il carnevale e la festa della porchetta.

Curiosità: Le treccole erano le negozianti che vendevano frutta e verdura nei porticati prospicienti Piazza Maggiore.
Le pere moscatelle erano tipiche del contado bolognese.

 

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