Da recenti studi sembra che la coltivazione di grano duro e la produzione di pasta secca e filiforme in Sicilia avvenga già tra il II e V secolo, prima ancora dell’arrivo degli Arabi e del commercio nel Mediterraneo. Ma fu in epoca medioevale, quando si scoprì la capacità del grano duro di garantire un prodotto a lunghissima conservazione e capace di sopportare lunghi spostamenti che la pasta secca conobbe una larghissima diffusione.
Le tavole e la foto esposte in questa sezione documentano i numerosi pastifici attivi soprattutto nel Sud Italia, dove la coltivazione del grano duro, necessario per ottenere la pasta secca, prosperava, grazie al clima mite.
In particolare la produzione e il consumo della pasta si diffusero a Napoli e nei territori circostanti. Come ha ben spiegato Emilio Sereni in un suo articolo citato in precedenza, nel XVII-XVIII secolo i napoletani passarono dall’essere chiamati “mangiafoglia” all’essere identificati come “mangiamaccheroni”. Su questo tema si veda anche il pannello I maccheroni di Pulcinella. Aggiungiamo qui che nella stampa all’acquaforte Gioco Della Cucagna Che Mai Si Perde, E Sempre Si Gvadagna, realizzata dal bolognese Giuseppe Maria Mitelli nel 1691, i napoletani sono ancora indicati come mangiatori di broccoli (si veda l’angolo in alto a destra).
Xilografia, 1892
Collocazione: Gds, Raccolta stampe per soggetto, R, n. 89
Napoli, E. Ragozino, inizio sec. 20
Collocazione: Gds, Raccolta cartoline, n. 86
Alterocca, F. Bicchierai, inizio sec. 20
Collocazione: Gds, Raccolta cartoline, n. 85
Xilografia, 1861
Collocazione: Gds, Raccolta stampe per soggetto, R, n. 91
Xilografia acquarellata, 1833
Collocazione: Gds, Raccolta stampe per soggetto, R, n. 90
Francesco de Bourcard, Usi e costumi di Napoli e contorni
Milano, Longanesi, 1955
Collocazione: 8. ii*. I. 24
Il testo sottostante, tratto da un “viaggio gastronomico” fra le regioni d’Italia pubblicato per conto del Municipio di Bologna nel 1935, descrive la tipica gestualità con cui i maccheroni venivano consumati in strada nei bassi napoletani.
Bologna, Municipio di Bologna, [1935]
Collocazione: 18*. H. V. 64
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Il gesto del mangiare i maccheroni diventa così caratteristico che in un testo di Andrea De Jorio del 1832 una delle illustrazioni si intitola La scuola de’ mangia-maccheroni. Una dettagliata descrizione di questa illustrazione sottolinea come tutta la famiglia napoletana, a partire dai bambini ancora in fasce, debba esercitarsi in questa vera e propria arte: per «mangiar bene e con eleganza i maccheroni in aria, alla Napoletana», è necessario istruirsi e serve «l’opera del maestro».
Sopra: La scuola de’ mangia-maccheroni, tavola tratta da:
Andrea de Jorio, La mimica degli antichi investigata nel gestire napoletano
[Napoli], Associazione napoletana per i monumenti e il paesaggio, 1964 (ripr. fasc. dell’ed. Napoli, 1832)
Collocazione: 8. L. III. 58
Stampa all’acquaforte, derivata da una illustrazione di Dominique-Vivant Denon, che mostra la produzione e vendita in strada di maccheroni in Egitto. Un’immagine straordinariamente simile a quelle ambientate nei vicoli napoletani.
Maniera di fare i maccheroni
Firenze, Paolo Fumagalli, 1835
Collocazione: Gds, Cartella Gozzadini 9, n. 17