Il censimento del “personale di razza ebraica”

Le prime leggi razziali del settembre 1938 furono precedute da una serie di iniziative preparatorie della persecuzione vera e propria, tra cui la pubblicazione in luglio del documento Il fascismo e i problemi della razza, l’istituzione sempre in luglio della Direzione generale per la demografia e la razza nell’ambito del Ministero dell’Interno, e in particolare l’effettuazione di un censimento speciale degli ebrei italiani, avviato il 22 agosto del 1938.

Nello stesso mese di agosto esce il primo numero della rivista «La difesa della razza» che avrà un ruolo di primo piano nel diffondere e sostenere la propaganda razzista del Regime.

 

«La difesa della razza», n. 1, 5 agosto 1938

La Prefettura di Bologna segnala l’importanza della rivista ai Podestà e ai Commissari prefettizi della Provincia, invitandoli ad abbonarsi e a favorirne la diffusione. Ricevuta la segnalazione, Sorbelli il 10 ottobre 1938 risponde:

La rivista «La difesa della razza» è molto importante, poiché illustra una delle più significative e fondamentali iniziative dello Stato Fascista. Essa è perfettamente intonata all’indole delle nostre raccolte e perciò sarò grato se l’Ufficio Economato vorrà provvedere al pagamento dell’abbonamento […].

BCABo, Archivio, Carteggio amministrativo, 1938, Prot. 1240-I-a.
BCABo, Archivio, Carteggio amministrativo, 1938, Prot. 1240-I-a.

Con questo commento scritto quando già la persecuzione contro gli ebrei era in atto, Sorbelli sembra approvare la politica di “difesa della razza” attuata dal Regime. Dagli altri scritti di argomento politico di Sorbelli di cui siamo a conoscenza, non emergono però altre prese di posizione antiebraiche di questo tenore, mentre sono noti i duraturi e intensi rapporti di collaborazione che il direttore dell’Archiginnasio ha avuto con importanti personalità ebraiche come l’editore Leo S. Olschki (si veda Bellettini, Momenti, p. 35 e Cristina Tagliaferri, spec. p. 106 e 301, in Bibliografia). Anche con l’editore modenese Angelo Fortunato Formiggini (1878-1938), esponente di una importante famiglia ebraica, Albano Sorbelli ebbe rapporti decennali di amicizia e collaborazione professionale, rafforzata dalla comune passione per le vicende storiche del territorio modenese.
Nell’Archivio della Casa editrice A.F. Formiggini (Biblioteca Estense universitaria di Modena), sono conservati 24 tra biglietti e lettere che Sorbelli scrisse a Formiggini tra il 24 febbraio 1908 e il 14 aprile 1938, insieme a due minute di risposte di Formiggini.
Il tono degli scritti di Sorbelli è sempre molto amichevole, a volte intimo, come quando comunica a Formiggini la morte di Gian Carlo, l’unico figlio maschio, o quando nel 1938 scrive delle rispettive fotografie da bambini e da ragazzi, concludendo : «Perchè ho fatto questa chiaccherata? Chi lo sa!». Sorbelli manifesta in questa corrispondenza con Formiggini una sincera ammirazione per l’amico e editore modenese.
Nel 1928 Formiggini pubblica il suo primo Chi è?, con le biografie degli italiani viventi degni di nota; Sorbelli si complimenta per la pubblicazione, e suggerisce a Formiggini di inserire nell’edizione successiva vari nominativi di bolognesi, tra cui Leandro Arpinati, all’epoca podestà di Bologna, e Igino. B. Supino, titolare della cattedra di storia dell’arte presso l’Università di Bologna.
Come già ricordato il 29 novembre 1938 Formiggini, nel pieno della campagna antiebraica, a pochi giorni di distanza dall’approvazione del famigerato R.d.L. 17 novembre 1938, n. 1728, Provvedimenti per la difesa della razza italiana, si suiciderà a Modena, sua città natale.
Non è quindi possibile essere certi che Sorbelli sostenesse con convinzione le posizioni antisemite, e purtroppo la perdita di buona parte del suo carteggio (sulla corrispondenza di Sorbelli si veda ad esempio Tavoni, Albano Sorbelli, p. 18 e sgg., in Bibliografia) limita fortemente gli strumenti in nostro possesso per conoscere cosa davvero pensasse della politica persecutoria del Regime contro gli ebrei. Quel che è certo è che Sorbelli fu un sostenitore convinto del Fascismo, che riteneva fosse la naturale continuazione del periodo risorgimentale (si veda Bellettini, Momenti, p. 35, in Bibliografia). Sorbelli si iscrisse al P.N.F. nel 1932, quando vennero riaperte le iscrizioni al partito in occasione del Decennale della marcia su Roma, e ricoprì incarichi nelle organizzazioni fasciste, divenendo tra l’altro fiduciario per l’Emilia della Sezione Biblioteche dell’A.F.S. (Associazione fascista della scuola). Nelle relazioni al Podestà pubblicate su «L’Archiginnasio», ad esempio, le sue parole a sostegno del Fascismo non sembrano di circostanza, ma dettate da una sincera e convinta adesione.

L’adesione al Fascismo porta Sorbelli ad ottemperare a quanto disposto dalle superiori autorità con disciplina e rigore, e a volte anche con un eccesso di zelo, fino ad anticipare di propria iniziativa, come vedremo, decisioni che non gli erano state ancora ufficialmente formalizzate, riguardanti anche l’ambito dei provvedimenti antiebraici.

Sull’adesione di Sorbelli al Fascismo appare più sfumata l’opinione di Alberto Petrucciani (si veda Storie di ordinaria dittatura, in Bibliografia), che scrive:

La sua “entratura” nel Partito, forse, servì più che altro ad aiutarlo a portare avanti i suoi progetti, fra i quali in particolare l’Enciclopedia del libro, pubblicata sotto l’egida del segretario del PNF Starace a partire dal 1935.

Manca ancora però uno studio approfondito sul rapporto tra l’attività di Sorbelli e il Fascismo, che non può non partire dagli scritti dello stesso Petrucciani e di Anna Manfron (si veda in Bibliografia).

Sempre nell’agosto del 1938, ma prima del censimento nazionale avviato il giorno 22, il ministro Bottai dirama una circolare per tutte le amministrazioni dipendenti dal Ministero dell’Educazione nazionale, allo scopo di censire il personale di razza ebraica presente all’interno del suo ministero. La circolare, datata 9 agosto e di cui si conserva una copia presso l’archivio della Soprintendenza bibliografica, era corredata da un modulo che doveva essere consegnato a tutti i dipendenti, nel quale si richiedevano varie informazioni anagrafiche, seguite da un questionario di sette domande che avevano lo scopo di individuare i dipendenti ebrei.

Scheda per il censimento del personale di razza ebraica dei dipendenti del Ministero dell’Educazione nazionale (9 agosto 1938)

Nell’archivio della Biblioteca non è presente alcuna testimonianza di questo censimento, che pure riguardò, seppur marginalmente, anche l’Archiginnasio, come testimoniano i documenti conservati presso l’archivio della Soprintendenza bibliografica e l’Archivio centrale dello Stato.

Nel primo archivio si conserva infatti una lettera del 10 settembre 1938 di Lodovico Barbieri, vicedirettore dell’Archiginnasio, ma firmata in qualità di Ispettore bibliografico onorario e indirizzata al soprintendente Fava, nella quale si legge:

Ritorno–qui compiegata-la scheda per il personale di razza ebraica, debitamente compilata.

Barbieri, in qualità di R. Ispettore bibliografico onorario, si occupa anche dell’invio della scheda di Francesco Vatielli, bibliotecario della Biblioteca del Liceo musicale G. B. Martini e Ispettore bibliografico onorario, dato che Sorbelli in quei giorni era assente a causa di un grave lutto famigliare: il 6 settembre era scomparsa la figlia Maria Annunziata.

Tra le carte dell’Archivio centrale dello Stato (Ministero dell’Educazione nazionale, Direzione generale accademie e biblioteche, 1910-1980, busta 75) sono conservate le schede predisposte per il censimento e compilate da Albano Sorbelli e Lodovico Barbieri.

Il censimento era rivolto ad individuare eventuali dipendenti ebrei di ruolo e non di ruolo tra il personale che a qualsiasi titolo svolgeva servizio alle dipendenze del Ministero dell’Educazione nazionale: impiegati appartenenti al ruolo delle biblioteche, comandati e distaccati, avventizi e volontari, fattorini e ispettori bibliografici, come precisa lo stesso Bottai nella circolare n. 12011 del 26 agosto 1938.

Il censimento non riguardava dunque i dipendenti delle biblioteche degli “enti ausiliari”, a meno che questi non ricoprissero anche la carica di Ispettori bibliografici onorari, come nel caso di Sorbelli e Barbieri. Il primo ricopriva tale carica presso le due diverse soprintendenze che comprendevano il territorio di Modena e di Bologna, e quindi compilò due schede da inviare ai rispettivi soprintendenti (Tommaso Gnoli e Domenico Fava) per l’inoltro al Ministero. Barbieri era invece stato nominato Ispettore bibliografico onorario per le Biblioteche popolari per la provincia di Bologna, e compilò quindi una sola scheda da inviare a Fava.

Il censimento avviato da Bottai il 9 agosto portò all’individuazione di sette dipendenti del Ministero di “razza ebraica” che furono licenziati in applicazione del R.d.l n. 1728 del 17 novembre 1938, uno dei testi fondamentali della politica persecutoria fascista, che prevedeva l’allontanamento degli ebrei da tutti gli uffici pubblici.

Tra questi vi era anche Emma Coen Pirani, che dal 1933 lavorava come bibliotecaria aggiunta presso la Biblioteca Universitaria di Bologna. La sua scheda del censimento, compilata il 16 settembre 1938, è conservata presso l’Archivio centrale dello Stato, nella stessa busta 75 sopra citata. Dopo aver perso il lavoro, la Pirani iniziò a lavorare alla stesura degli indici del quarto volume del Corpus chronicorum Bononiensium, nell’edizione che stava curando Albano Sorbelli. Era un lavoro che poteva svolgere presso la propria abitazione, quindi in condizioni di relativa sicurezza, nel tentativo di scampare all’ultima fase, la più cruenta, delle persecuzioni (cfr. su questa vicenda Maria Gioia Tavoni in Bibliografia). La Pirani si era laureata nel 1931 presso l’istituto di Storia dell’arte dell’Università di Bologna diretto da Igino B. Supino, di cui tratteremo nella parte di questo lavoro dedicata al sequestro della biblioteca del professore, avvenuto all’inizio del 1944. Nel dopoguerra la Pirani potrà riprendere il suo posto alla Biblioteca Universitaria di Bologna, dove ricoprirà la carica di Direttrice a partire dal 1948, sostituendo Domenico Fava anche nella direzione della Soprintendenza bibliografica.

Nell’archivio dell’Archiginnasio si conserva invece un altro documento che potrebbe riguardare un primo rudimentale tentativo di individuare e censire eventuali dipendenti ebrei della Biblioteca. Si tratta di un elenco dei dipendenti della Biblioteca, che Sorbelli invia, come richiesto, al Commissariato di Pubblica Sicurezza della Sezione S. Stefano di Bologna. Nella risposta di Sorbelli, datata 2 aprile 1938, è allegato l’elenco dei dipendenti, ma non sono indicati i motivi della singolare richiesta da parte del Commissariato di P.S., di cui purtroppo non si conserva copia nell’archivio dell’Archiginnasio.

BCABo, Archivio, Carteggio amministrativo, 1938, Prot. 437-IV-1.

Nell’elenco dei 15 dipendenti della Biblioteca sono indicati la paternità, la maternità, il luogo e l’anno di nascita e il domicilio. L’attenzione particolare rivolta alla paternità e alla maternità può far supporre che si tratti di uno dei primi censimenti di ebrei che furono effettuati all’inizio del 1938, quindi ben prima della promulgazione delle leggi razziali, in anticipo rispetto al censimento del 9 agosto promosso da Bottai e al censimento generale del 22 agosto. Tra la fine del 1937 e i primi mesi del 1938 furono in effetti attuate varie iniziative che si possono considerare preliminari alla persecuzione vera e propria, in particolare si iniziarono ad identificare gli ebrei presenti in alcuni settori della pubblica amministrazione, tra cui le questure (cfr. ad esempio Michele Sarfatti, Gli ebrei nell’Italia fascista, Torino, 2000, p. 138 e sgg.).

Se così fosse, si tratterebbe di un documento di grande interesse, proprio perché relativo alla fase preparatoria della persecuzione razziale, quando già settori dello Stato e della pubblica amministrazione si muovevano in quella direzione seppur in ordine sparso e in mancanza di riferimenti legislativi precisi; proprio la mancanza di indicazioni esplicite sui motivi che portarono a richiedere questo elenco si potrebbe spiegare con la volontà di mantenere riserbo sull’iniziativa, anche per non creare allarme tra la comunità ebraica.

Pochi giorni dopo l’invio della circolare del 9 agosto 1938 che riguardava il censimento del personale del suo Ministero, il 19 agosto Bottai dirama la circolare n. 11836, con la quale si avvia il censimento degli accademici di “razza ebraica”: tutte le accademie italiane devono far compilare ai propri soci la stessa scheda personale predisposta per il censimento dei bibliotecari. Tali schede sono ora conservate presso l’Archivio centrale dello Stato (Ministero dell’Educazione nazionale, Direzione generale accademie e biblioteche, 1910-1980): nelle buste 110 e 111 sono conservate le schede compilate dai membri delle accademie bolognesi e i relativi provvedimenti di espulsione per gli accademici “di razza non ariana”.

In queste carte compare spesso il nome del professore Igino B. Supino, che è costretto a compilare una scheda personale per ogni istituzione o accademia di cui fa parte e che viene espulso a partire dal 16 ottobre 1938, come previsto dall’articolo 4 del R.d.l. del 5 settembre 1938 n. 1390, dalla R. Accademie delle scienze, classe di scienze morali, dalla Reale Accademia Clementina e dall’Istituto per la storia dell’Università di Bologna, di cui è Segretario Albano Sorbelli, che inoltra alla Direzione delle accademie e biblioteche il Prospetto riassuntivo del censimento dei membri di razza ebraica il 1° ottobre. Risultano ebrei Vito Volterra e Igino B. Supino, che vengono espulsi, ma Sorbelli segnala anche che dall’esame delle schede risulta di origine ebraica la moglie di uno dei soci dell’istituto, Lodovico Frati.

Lodovico Frati non è un socio qualunque: è figlio di Luigi Frati, che resse l’Archiginnasio dal 1858 al 1902, una delle figure di maggior spicco della vita culturale bolognese della seconda metà dell’Ottocento. Lodovico, che per molti anni prestò servizio come bibliotecario presso la Biblioteca Universitaria di Bologna, precisa al punto g) della scheda personale del censimento che la moglie, Rosa Silbermann, è di “razza ebraica”, ma battezzata e convertita alla religione cattolica dal 2 luglio 1900, pochi giorni prima del loro matrimonio celebrato il 16 luglio dello stesso anno. La fine di Rosa Silbermann sarà tragica: rimasta vedova nel 1941, viene arrestata insieme alle anziane sorelle il 22 luglio 1944 e deportata a Auschwitz, dove viene uccisa al suo arrivo nel campo (cfr. su questa vicenda Bellettini, La dinastia, in Bibliografia).

Tra i soci della R. Accademia delle scienze, classe di scienze morali, che vengono espulsi in quanto ebrei compare anche il nome di Leone Bolaffio, giurista e professore universitario a Padova e poi a Bologna, dove muore nel 1940. La sua biblioteca fu donata con lascito testamentario al Comune di Bologna, che in accordo con Sorbelli la destinò all’Archiginnasio. Nella Relazione al Podestà pubblicata su «L’Archiginnasio» nel 1940, a p. 173 Sorbelli ricorda tra i donatori di libri alla Biblioteca anche “il compianto prof. Leone Bolaffio, il quale pur non essendo nato nella nostra città, ha qui lungamente dimorato ed ha insegnato nel nostro Ateneo.”

Tra le schede personali compilate dagli accademici dell’Accademia Clementina, oltre a quella di Supino, che poi verrà espulso, sono conservate anche le schede di alcuni dei principali protagonisti della vita artistica e culturale bolognese: Cleto Tomba, Ercole Drei, Guido Zucchini, Giuseppe Vaccaro, Giovanni Romagnoli, Achille Casanova, Augusto Majani, Alfredo Protti, Roberto Longhi, successore di Igino B. Supino alla cattedra di storia dell’arte, e infine Giorgio Morandi.

Quasi tutti i membri «ariani» delle accademie e degli istituti culturali compilarono e riconsegnarono la scheda personale. Va anche considerato che

Sulla base della documentazione esaminata è possibile affermare che nell’esecuzione delle direttive antiebraiche nell’ambito dell’alta cultura – così come avvenne per altri settori della vita civile – giocò un ruolo importante la fattiva collaborazione, e, spesso, il vero e proprio zelo, dimostrato “a livello istituzionale” dagli enti, “a livello individuale” dai membri dei vari sodalizi. Per quanto riguarda le segreterie e gli uffici di presidenza delle accademie e delle società, essi si attivarono con tempestività ed efficienza (a partire dalla terza decade di agosto del 1938, quando ancora non era stato adottato alcun provvedimento legislativo) per ottenere le informazioni richieste dall’autorità centrale. (Annalisa Capristo, L’espulsione degli ebrei dalle accademie italiane,  p. 38)

E anche Sorbelli contribuì, con zelo e efficienza, alla buona riuscita di questi primi provvedimenti persecutori antiebraici.