Sito e forma dell’Inferno


Un aspetto particolare del dantismo cinquecentesco è la grande attenzione ai tentativi di ricostruzione topografica e di misurazione dei luoghi dell’aldilà rappresentati da Dante.

Già nel secolo precedente il matematico Antonio Manetti aveva compiuto approfonditi studi in proposito, di cui abbiamo le notizie, più o meno precise, riportate da Cristoforo Landino nell’ultimo capitolo del proemio al commento alla Commedia (1481), sul Sito forma et misura dello ’Nferno et statura de’ giganti et di Lucifero.

Dante Alighieri, La Commedia, comm. Cristoforo Landino.
Firenze, Nicolò di Lorenzo, 30 agosto 1481. 2°
16.H.I.3

Qualche anno dopo la morte di Manetti (1497), nel 1506, Girolamo Benivieni pubblicò il Dialogo di Antonio Manetti cittadino fiorentino circa al sito, forma e misure dello Inferno, aggiungendolo in appendice all’edizione della Commedia da lui curata per l’editore Giunti, elaborato in base sia al proprio ricordo personale delle parole di Manetti sia alla consultazioni di suoi documenti e abbozzi.

Dante Alighieri, Commedia di Dante insieme con uno dialogo circa el sito forma et misure dello Inferno.
Firenze, Filippo Giunta il vecchio, 20 agosto 1506. 8°
16.f.I.03

Anche l’edizione aldina del 1515 presenta il titolo Dante col sito, et forma dell’Inferno, a conferma dell’interesse per le ricostruzioni topografiche dell’aldilà dantesco.

Dante Alighieri, Dante col sito, et forma dell’Inferno tratta dalla istessa descrittione del poeta.
Venezia, eredi di Aldo Manuzio il vecchio & Andrea Torresano il vecchio, agosto 1515. 8°
8.P.V.15

Le posizioni di Manetti vennero invece contestate da Vellutello.

Ma esse erano intanto diventate quelle ufficiali dell’Accademia Fiorentina. Così gli accademici si sentirono impegnati a difenderle e affidarono il compito a un giovane e brillante scienziato quale era allora Galileo Galilei. Galileo tenne quindi tra il 1587 e il 1588, presso l’Accademia, due lezioni «circa la figura, sito e grandezza dell’Inferno di Dante». Nella prima espone il pensiero di Manetti, nella seconda l’opinione del Vellutello. Infine conferma sostanzialmente la correttezza delle posizioni di Manetti.

Le due lezioni, conservate nel manoscritto originale e in una copia sincrona, vennero fatte conoscere solo nell’Ottocento da Ottavio Gigli e poi inserite nell’edizione nazionale delle opere di Galileo (1899) e pubblicate a parte.

Galileo Galilei, Vincenzo Borghini ed altri, Studi sulla Divina Commedia, pubblicati per cura ed opera di Ottavio Gigli.
Firenze, Le Monnier, 1855
8.Q.V.5

 

L’interesse per le questioni di mappatura, forma e misure dell’Inferno sono confermate anche dalla mappa presente nella prima edizione curata dall’Accademia della Crusca.

Dante Alighieri, La Divina Commedia di Dante Alighieri nobile fiorentino ridotta a miglior lezione dagli accademici della Crusca.
Firenze, Domenico Manzani, 1595. 8°
8.L.VI.14