Pelagio Palagi


La bacheca successiva riporta alla scuola bolognese con un acquarello e disegni tratti dal medesimo album giovanile di Pelagio Palagi dal quale proveniva la precedente immagine di Anteo, posti a confronto con i disegni di Felice Giani (San Sebastiano Curone, 1758 – Roma, 1823, pittore e decoratore di interni, del quale basti ricordare il lavoro per Palazzo Milzetti a Faenza). Il tema comune è la figura del conte Ugolino, protagonista del XXXIII canto dell’Inferno, una delle figure più celebri di tutto il poema dantesco, lasciato morire di fame con i figli e i nipoti nella torre della Muda: «Poscia, più che ’l dolor, poté ’l digiuno» (If. XXXIII, 75). Temi tratti dall’Inferno dantesco erano caratteristici delle informali accademie dedite all’esercizio grafico e animate da Giani (le già citate Accademia dei Pensieri e Accademia della Pace, quest’ultima frequentata da Palagi che proprio in quest’ambito realizzò le opere qui esposte). Giani, grazie al contatto con gli artisti nordici presenti a Roma, si fece tramite dell’attenzione al “sublime terrifico” e della riscoperta del Dante “gotico”, cantore di passioni tumultuose.

 

 

 

Pelagio Palagi, Il conte Ugolino si vendica dell’arcivescovo Ruggieri.
[1802 ca.]
Disegno ad acquerello grigio, penna ad inchiostro bruno su cartoncino avorio tinto a passe-partout grigio argilla
GDS, raccolta Disegni Palagi, n. 986

 

 

Molto probabilmente Palagi era a conoscenza dei disegni danteschi di Flaxman, incisi a Roma da Piroli nel 1802: si sottolinea il rimando della composizione dell’acquarello Il conte Ugolino che mangia il capo all’arcivescovo Ruggieri (fig. a) al gruppo flaxmaniano degli impostori del canto XXX dell’Inferno (fig. b).