«Qual pare a riguardar la Garisenda
sotto ‘l chinato, quando un nuvol vada
sovr’essa sì che ella incontro penda,
tal parve Anteo a me che stava a bada
di vederlo chinare, e fu tal ora
ch’io avrei voluto ir per altra strada.»
(Commedia, If. XXXI, 136-141)
Questa bacheca introduce alla seconda parte della mostra, nella quale viene evidenziato il legame di Dante con Bologna e, in particolare, con i fondi librari, documentari e grafici della Biblioteca dell’Archiginnasio.
Il percorso prende le mosse dai famosi versi del XXXI canto dell’Inferno nei quali Dante paragona alla torre Garisenda il chinarsi del gigante Anteo verso di lui e Virgilio. È acclarato che Dante sicuramente passò per Bologna, forse già intorno al 1287 (va ricordato anche il sonetto No me poriano zamai far emenda, Rime LI, dove viene citata la torre Garisenda).
L’immagine di Anteo è tratta dalla raccolta Palagi, costituita da quasi 4.000 disegni dell’artista e collezionista bolognese Pelagio Palagi (Bologna, 1775 – Torino, 1860) pervenuti nel 1861 all’Archiginnasio, che ne conserva anche l’archivio.
Essa è tratta da un album che raccoglie le prime idee compositive per l’Accademia della Pace, accademia bolognese frequentata a partire dal 1802 da Palagi e patrocinata da Felice Giani, esponente di spicco del neoclassicismo italiano che già aveva animato a Roma l’Accademia dei Pensieri. La carriera di Palagi proseguì poi a Roma dove collaborò con Antonio Canova e lo stesso Giani. Dopo il periodo milanese, importante anche per l’incontro con Francesco Hayez, Palagi si trasferì a Torino a partire dal 1832, chiamato dai Savoia come pittore, scultore, architetto e decoratore di interni (celebri i suoi interventi al Castello di Racconigi e a Palazzo Reale).
Al disegno giovanile di Palagi si affiancano due incisioni della Garisenda del XVII e XVIII secolo.