Mentre le principali edizioni commentate stampate nel Cinquecento (Landino, Vellutello, Daniello), conservano il titolo Commedia, il nuovo titolo Divina Commedia compare per la prima volta nel 1555, in un’edizione curata da Ludovico Dolce per lo stampatore Giolito di Venezia.
Probabilmente l’idea venne a Dolce dal Trattatello di Boccaccio, che usava però l’aggettivo “divina” non come parte del titolo, ma in senso puramente elogiativo.
Tale nuovo titolo incontra un successo immediato, e viene ripreso in altre edizioni, tra cui quella apparsa presso l’editore Farri a Venezia nel 1569.
Esso viene assunto anche dall’importante edizione curata dagli Accademici della Crusca, stampata a Firenze nel 1595.
Nelle poche edizioni del Seicento, al titolo ormai affermato Divina Commedia si alterna quello di Visione, con enfasi sugli aspetti religiosi e meravigliosi del poema.
Nel 1726-27 esce una nuova edizione dell’Accademia della Crusca, che conferma il titolo Divina Commedia.
Tale titolo sarà ripreso dalle principali edizioni ottocentesche e da tutte quelle novecentesche, sino all’edizione critica di Giorgio Petrocchi, che ripristina finalmente il titolo corretto Commedia.
Quest’ultimo è usato da tutte le edizioni critiche apparse negli ultimi decenni e si sta ora diffondendo a tutti i livelli, non solo negli studi critici, ma anche nelle edizioni economiche e in quelle scolastiche del poema.