Nelle due bacheche che seguono vengono proposti alcuni materiali, tratti dalle raccolte grafiche della Biblioteca, che testimoniano la ricezione del poema dantesco nell’immaginario fra Sette e Ottocento, in particolare nell’arte neoclassica.
Il primo artista rappresentato è John Flaxman (York, 1755 – Londra, 1826), scultore e disegnatore, rappresentante di punta del neoclassicismo inglese, stile che si riflette nei disegni che paiono quasi graffiti, una novità assoluta, con una vena immaginifica e drammatica che sembra da ricondurre a Füssli.
Quella di Flaxman è la prima e fra le più innovative serie di illustrazioni della Commedia nate in modo indipendente da un progetto editoriale. I disegni, concepiti durante il suo soggiorno italiano e ripetutamente stampati fra il 1793 e il primo Ottocento, pare circolassero inizialmente in maniera del tutto privata, senza la presenza del testo dantesco, e dovessero servire come disegni preparatori per un grande fregio in bassorilievo.
La serie, commissionata da Thomas Hope nel 1792, fu incisa nel 1793 da Tommaso Piroli, pubblicata a Roma nel 1802 e successivamente a Londra nel 1807 con il titolo Compositions from the Divine Poem of Dante. La Biblioteca dell’Archiginnasio possiede varie edizioni con tavole incise da artisti diversi a partire proprio da Tommaso Piroli (Roma, 1750 – 1824, amico di Piranesi), Giovanni Paolo Lasinio (Firenze, 1789 – 1855, figlio dell’incisore Carlo Lasinio) e Filippo Pistrucci (Bologna, 1782 – Londra, 1859, figura poliedrica, fra i primi rappresentanti in Italia dello stile calcografico neoclassico ‘a puro contorno’), nonché l’edizione qui esposta, uscita a fascicoli tra il 1821 e il 1823 per Vallardi nella “Biblioteca classico-pittorica per uso degli artisti dilettanti e studiosi della classica erudizione”.
Le parole di presentazione della collana fanno proprio riferimento alle immagini di Flaxman:
«Questa raccolta ha cominciato con la Divina Commedia di Dante Alighieri disegnata ed incisa dal celeberrimo scultore inglese Giovanni Flaxman […]. La fantasia del disegnatore gareggia con quella del poeta, ed ogni tavola porta impresso un certo non so che di caratteristico, di sodo, di immaginoso espresso sempre con pochi tocchi, ma arditi e sicuri».
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