Domenico e l’Ordine dei predicatori a Bologna

Il legame tra Domenico e Bologna dura da 800 anni. Venuto da lontano, dalla Spagna, nel 1221 Domenico morì come ‘immigrato’ a Bologna, scelta (con Parigi) come città strategica per la propria comunità. Era una scommessa: radicarsi nei centri culturalmente più vivaci dell’epoca.

Dopo la morte, la fama non fu immediata. Trascurato per anni dal suo stesso Ordine, solo nel 1234 Domenico venne canonizzato e il suo corpo traslato in un sepolcro solenne, primo nucleo dell’Arca di san Domenico.
Nel 1495, copiando un sermone per la festa della traslazione del santo, il frate bolognese Girolamo Borselli disegna Domenico che emerge dalla tomba, quasi per andare con le proprie forze nell’arca. Una presenza viva.

Iacobus Perusinus, Sermones de Sanctis.
1495
Ms. A.212

Più sofisticata è l’immagine che campeggia nel De viris illustribus Ordinis praedicatorum, pubblicato a Bologna nel 1517 da Leandro Alberti, colto frate e futuro inquisitore. Il libro esalta l’Ordine dei predicatori, popolarmente detti Domenicani. Una processione trionfale si snoda lungo il testo: l’aprono le virtù cardinali che ‘trainano’ il carro dove troneggia Domenico, seguito dalle schiere dei suoi frati. Nella mano, il santo regge un libro, mentre alle spalle compaiono mura, torri e case: la città degli uomini. 

Leandro Alberti, De viris illustribus Ordinis praedicatorum libri sex in unum congesti.
Bologna, Girolamo Benedetti, Giovanni Battista Lapi, 27 febbraio 1517. 2°
16.P.III.11

Dettagli ben scelti. Libro e città sono infatti elementi cardine per un Ordine incentrato sulla predicazione. Anzi, diventano interscambiabili: sul frontespizio delle regole e costituzioni, stampate nel 1507, una minuscola xilografia mostra Domenico che regge non il libro, ma la città stessa.

 

Domenicani, In hoc volumine continentur infrascripta. Regula beati Augustini episcopi. Constitutiones fratrum ordinis predicatorum cum suis declarationibus insertis editis per … Vincentium de Castronovo.
Venezia, Lazzaro Soardi, 2 ottobre 1507. 8°
16.f.II.1

Sempre una città (Firenze) fa da sfondo all’immagine di un altro famoso frate domenicano, Savonarola (ferrarese, ma studente a Bologna), intento a difendere la propria autorità profetica davanti a sette ‘stranieri’ che si rivelano essere i doni dello Spirito.

Girolamo Savonarola, Dialogo della verità prophetica.
Firenze, Antonio Tubini & Lorenzo d’Alopa & Andrea Ghirlandi, circa 1499. 4°
16.H.VI.11

La sua parabola, dal trionfo al rogo, ci ricorda come i predicatori giocarono un ruolo complesso nella società. Guardare ai loro libri è quindi un modo per recuperare «una voce nella città». Certo non unica, ma significativa.

 

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