LE FONTI DELL’ENTWURFF

LE FONTI DELL’ENTWURFF

Nella sua Prefazione all’Entwurff, Carl Gustav Heraeus spiegava quale fosse il metodo seguito da Fischer per delineare le proprie tavole: lasciare il minimo spazio alla fantasia e affidarsi a «notizie certe», ossia fonti di prima mano – descrizioni dei viaggiatori nel caso di edifici tutt’ora esistenti; storie antiche, reperti numismatici e rovine nel caso di monumenti scomparsi. In realtà, nessuna delle tavole sembra il frutto di osservazioni dirette: Fischer non pare aver riportato dal suo soggiorno romano alcun rilievo dal vero, né risulta essere mai stato in alcuno dei luoghi lontani raffigurati nella sua opera. Nei primi due libri ‘archeologici’ le sue fonti consistono essenzialmente in guide antiquarie e compendi illustrati, a cui si aggiungono – anche grazie all’ausilio di Heraeus, che in quanto antiquario imperiale era il conservatore della ricchissima collezione numismatica degli Asburgo – un nutrito gruppo di monete greco-romane, riprodotte nelle tavole per dare alle ricostruzioni una patina di rigore filologico più dichiarato che effettivo.
Quanto ai siti archeologici del Mediterraneo sud-orientale (allora parte dell’Impero ottomano e difficilmente visitabili), oltre che per le architetture del vicino e del lontano Oriente, Fischer si affidava piuttosto ai libri di viaggio – un genere letterario allora di grande successo. Tangibile è il suo desiderio di mostrarsi aggiornato: fra le sue fonti non ci sono solo pubblicazioni recenti come i volumi di Jean Chardin, Cornelis Le Brujin e Johan Nieuhoff, ma anche disegni e rilievi inediti acquisiti grazie al suo ruolo di architetto di corte (come la Cisterna Binbirdirek a Istanbul o gli scorci del Palazzo di Diocleziano a Spalato).
Rispetto alle proprie fonti Fischer aveva un atteggiamento ambivalente: mentre lasciava libero corso alla fantasia quando si trattava di raffigurare gli edifici mitici della tradizione classica (le Meraviglie del Mondo, il Colosso del monte Athos), nel caso di monumenti esistenti egli tendeva invece a riprodurre tali e quali le immagini reperite nei libri a cui faceva riferimento.

J.B. Fischer von Erlach, Entwurff, 1725, tav. 3/V: La grande cisterna di Costantinopoli (BCABo).