Un libro e il suo universo culturale

Un libro e il suo universo culturale

Composto in gran parte fra il 1705 e il 1712, poi ulteriormente rielaborato negli anni successivi e infine pubblicato nel 1721, l’Entwurff einer historischen Architectur (Saggio di un’architettura storica) nasce come un’opera aperta, in cui Fischer continuerà per molto tempo a riversare disegni e progetti sollecitati da stimoli di varia natura.
Di qui il carattere disorganico del volume, rispetto a cui la consueta definizione di «prima storia universale dell’architettura» sembra poco pertinente. Nella sua Prefazione al volume, l’antiquario imperiale Carl Gustav Heraeus sosteneva al contrario che la raccolta non avesse altro fine che quello di «offrire agli amatori dell’arte un assortimento d’ogni genere di edifici, e agli architetti di mestiere una serie di modelli per nuove invenzioni».
L’opera è divisa in cinque libri: nel primo sfilano sotto i nostri occhi in ordine cronologico alcuni monumenti mitici, eretti prima che Vitruvio codificasse i principi dell’architettura classica, dal Tempio di Salomone alle Sette Meraviglie del Mondo, e poi edifici mesopotamici, egiziani, persiani e greci.
Il secondo libro è dedicato a diverse «architetture poco note» dell’età romana. Sulla scorta di guide antiquarie e di qualche rilievo inedito, Fischer ricostruiva una serie di monumenti enfatizzandone tutte le valenze trionfali: il sottinteso era che si trattava di modelli del tutto funzionali alla politica di magnificenza di un imperatore dalle ambizioni universalistiche quale Carlo VI d’Asburgo.
Il terzo libro – per certi versi il più originale – raccoglie per lo più vedute di edifici ‘esotici’ tratte dalle illustrazioni di libri di viaggio allora recenti: vediamo così scorrere di fronte a noi monumenti turchi, arabi, persiani, siamesi e cinesi, accostati gli uni agli altri in base al principio che «i gusti delle nazioni non differiscono meno nell’architettura che nei modi di vestire o di preparare le carni».
Nel quarto libro incontriamo una rassegna dei principali progetti di Fischer, che si trovavano così inseriti in una cornice quanto mai magniloquente: se i primi due libri guardavano al passato antico e il terzo alle terre lontane dei mondi extra-europei, nel quarto a essere al centro dell’attenzione era chiaramente Vienna come capitale dell’impero asburgico.
Il quinto libro, infine, che rimane il più enigmatico, ci mostra una serie di vasi – in parte invenzioni di Fischer, in parte riproduzioni di reperti storici – abbinati a tombe del passato e a ulteriori progetti non realizzati dell’architetto.
Dunque, gli scopi dell’Entwurff non erano così disinteressati come si diceva nella Prefazione: si trattava di un’opera che almeno in parte aveva esplicite finalità autopromozionali. Fischer si presentava come architetto di grande cultura, conoscitore del mondo e perciò capace di interpretare al meglio le esigenze di immagine dell’imperatore, nonché le ansie di distinzione dell’aristocrazia di corte, in un momento di forte crescita della città di Vienna.
L’interesse dell’Entwurff va però ben al di là di questi obiettivi specifici: si manifesta nella gran quantità di stimoli disparati che nel corso degli anni vi si erano venuti a sedimentare. In filigrana, dietro le «architetture storiche» di Fischer possiamo riconoscere apporti provenienti dalla tradizione antiquaria e dalla letteratura di viaggio, dalle mire politico-diplomatiche degli Asburgo e dai dibattiti che animavano le accademie e le società scientifiche di tutta Europa (Fischer era fra gli interlocutori viennesi di Leibniz).
Per tutti questi motivi, l’Entwurff costituisce una straordinaria testimonianza del fermento culturale dei suoi tempi, in cui il rinnovamento dei saperi tradizionali si rispecchiava in un nuovo genere di libri illustrati, rivolti a un pubblico avido come non mai di novità. Ed è proprio nello scarto profondo che divide le tavole di Fischer dai vecchi apparati illustrativi dei trattati d’architettura del secolo precedente (assai più autoreferenziali), possiamo cogliere tutto il mutamento d’orizzonti che avrebbe ben presto rivoluzionato le idee, ancor prima delle forme, dell’architettura europea.