Caro Momi, ho letto Una situazione non improbabile […]. Mi pare un importantissimo manifesto d’un nuovo romanticismo e mi stimola molto anche se io sono dall’altra parte della barricata […]. Mi pare dunque tu abbia individuato […] un filone ben preciso della letteratura e arte contemporanea e soprattutto della possibilità di fare letteratura e arte; cosa che nessun critico letterario è capace oggi di fare, mentre è il vero compito del grande critico, quello in cui si riconosce una sua genialità.
[Lettera di Italo Calvino a Francesco Arcangeli, 18 gennaio 1957, in Italo Calvino, Lettere 1940-1985, a cura di Luca Baranelli, introduzione di Claudio Milanini, Milano, Mondadori, 2000, p. 475]
Quello che noi chiamiamo “ultimo naturalismo” non è un atteggiamento, né un moto neoprimitivistico. È un tentativo, se mai, anche per il contraccolpo stimolante della moderna arché della prima metà del secolo, di ritrovare, non un arcaico, ma un primigenio, quasi dimenticato, logorato, nascosto. Ma questo primigenio (che un Wols e un Pollock hanno registrato con così oscura, significante, immanente disperazione) deve essere moderno, passibile d’un futuro, e non soltanto a carattere rievocativo. Soltanto la sua angoscia può essere, almeno per ora, significativa e sopportabile.
[Francesco Arcangeli, Una situazione non improbabile, «Paragone/Arte», 86 (1957), pp. 3-45, ora in F. Arcangeli, Dal romanticismo all’informale, Torino, Einaudi, 1977, p. 354]
Io, nella mia intricata immagine, a gran passi cammino su due piani,
Forgiato nei minerali dell’uomo, l’oratore d’ottone
Deposto nel metallo del mio fantasma,
Io le bilance di questo duplice mondo, doppiamente calco,
Il mio mezzo fantasma nell’armatura, duramente, nel corridoio della morte trattengo,
Verso il mio uomo di ferro furtivamente mi metto in cammino.
[Dylan Thomas, Poesie, traduzione, introduzione e note di Roberto Sanesi, Parma, Guanda, 1954, p. 59]
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