Francesco Arcangeli (Bologna, 10 luglio 1915 – 14 febbraio 1974), detto Momi, è stato uno dei più importati storici dell’arte italiani del secondo Novecento e ha inciso su molti critici d’arte e scrittori della sua generazione e di quelle successive, come Giorgio Bassani, Italo Calvino, Pier Paolo Pasolini, Gianni Testori. Era molto legato ai suoi tre fratelli con i quali condivideva interessi intellettuali e artistici: Gaetano poeta e professore di italiano; Nino musicista; Bianca pittrice. La sua prima passione è stata la poesia, come testimonia il volume Polvere nel tempo del 1943.
Il suo maestro è stato Roberto Longhi, titolare della cattedra di Storia dell’arte medievale e moderna presso l’Università di Bologna a partire dal 1933. Le lezioni di Longhi sulla pittura del Trecento sono state per Arcangeli una «chiamata irresistibile». Si laurea con lui nel 1937 discutendo una tesi su Jacopo di Paolo (edita nel 2011) e diventa suo assistente. Durante la Seconda guerra mondiale viene incaricato di salvare il patrimonio culturale tra Bologna e la Romagna. Nel 1942 pubblica Tarsie, il suo primo volume di critica d’arte.
Nel 1948, resta colpito dalla mostra L’Impressionismo a Venezia allestita alla Biennale di Venezia: la sua recensione pubblicata su “La Rassegna d’Italia” vinse il primo premio per la critica italiana alla Biennale. I suoi scritti sull’arte, la letteratura e la poesia appaiono regolarmente sulla rivista “Paragone”, fondata nel 1950 da Longhi e dalla moglie Anna Banti. Nel 1954 pubblica l’articolo Gli ultimi naturalisti, in cui analizza le opere dei pittori contemporanei Morlotti, Mandelli, Vacchi, in continuità con la tradizione della pittura naturalista. Sempre su “Paragone” nel 1957, pubblica l’altro fondamentale saggio Una situazione non improbabile, precisando la sua definizione di “naturalismo informale” nell’arte contemporanea.
Ha svolto un ruolo fondamentale anche nell’organizzazione di numerose mostre a Bologna, come quelle sui Carracci nel 1956 e sulla pittura del Seicento emiliano nel 1959. Dal 1958 al 1968, è stato Direttore della Galleria d’arte moderna di Bologna, promuovendo importanti nuove acquisizioni di opere di artisti nazionali e internazionali (soprattutto Giorgio Morandi).
Oltre alle fondamentali monografie su Morlotti (1962) e Bastianino (1963), pubblica nel 1964 la monografia su Giorgio Morandi, sulla quale stava lavorando già dalla fine degli anni Cinquanta, senza riuscire ad ottenere l’approvazione di Longhi e del pittore stesso. Nel 1968 l’Accademia dei Lincei gli conferisce il Premio Antonio Feltrinelli per la critica d’arte.
Dal 1967 subentra a Roberto Longhi alla cattedra di Storia dell’arte medievale e moderna presso l’Università di Bologna, dedicando fino al 1973 una serie di corsi per indagare le costanti (corpo, azione, sentimento, fantasia) della pittura emiliano-romagnola, da Wiligelmo a Vitale da Bologna, da Aspertini ai Carracci, da Crespi a Morandi.
Nel 1970 realizza la grande mostra Natura ed espressione nell’arte bolognese-emiliana allestita presso l’Archiginnasio. Nel 1972 pubblica su “Paragone” il saggio Lo spazio romantico in cui giunge ad interpretare il Romanticismo inglese come il precursore dell’Arte informale. L’ultimo libro su cui lavora prima della morte è la monografia sul pittore Graham Sutherland nel 1973.