Le case dei Mortara – La sede dell’Inquisizione – Il Palazzo apostolico – Il carcere e il tribunale del Torrone – San Michele in Bosco – La Casa dei catecumeni di Roma
Le case dei Mortara
L’abitazione della famiglia Mortara, dalla quale venne prelevato il piccolo Edgardo, era situata in via delle Lame n. 196, secondo la numerazione civica dell’epoca, corrispondente a via delle Lame n. 8 dopo la riforma della numerazione approvata dal Consiglio comunale nel 1874, ma attualmente quell’area ricade sotto via Guglielmo Marconi, a seguito delle demolizioni e ricostruzioni avvenute tra la fine degli anni Trenta e gli anni Cinquanta.
Coordinate GPS: 44.496668518181856, 11.337093334342034.
Oggi è difficile avere un’idea precisa di come si presentasse questo luogo alla metà dell’Ottocento, dato che fu sottoposto negli anni Trenta a sventramenti massicci per la realizzazione di via Roma, ora via Guglielmo Marconi, e in seguito tutta via delle Lame fu duramente colpita dai bombardamenti, ma ci vengono in aiuto alcune fotografie, anche se posteriori, e la ricostruzione elaborata da Giorgio Ronchi della Bologna del 1850.
La cosiddetta Punta del Morando, all’incrocio tra via delle Lame, sulla sinistra, e Borgo delle Casse, sulla destra, fu demolita nel 1933, nel corso degli sventramenti per la realizzazione di via Roma, poi via Guglielmo Marconi.
La casa dei Mortara si trovava a pochi metri di distanza da Punta del Morando.
La Punta del Morando, all’incrocio con via delle Lame e il Borgo delle Casse, l’attuale via Marconi, negli schizzi di Giuseppe Guidicini (1763-1837).
L’inizio di via delle Lame: la casa dei Mortara si trovava sulla destra, in corrispondenza dell’ingresso che si intravede in primo piano, che dovrebbe corrispondere quindi a via delle Lame n. 8.
Sulla sinistra si nota la cosiddetta Punta del Morando, che verrà demolita nel 1933. L’edificio di fronte è il palazzo Ghisilieri, che ospitava l’Hotel Brun, che verrà distrutto dai bombardamenti del 24 luglio 1943.
In questa fotografia si notano sulla destra le ultime case di via delle Lame, tra cui quella abitata dai Mortara, che dovrebbe essere l’ultima sulla destra, di cui si intravede solo una parte del tetto e della facciata, mentre sulla sinistra si vede il lato di Borgo delle Casse destinato alla demolizione per la realizzazione di via Roma, poi via Guglielmo Marconi.
Al centro dell’immagine si nota lo spazio vuoto a forma triangolare dove si trovava la Punta del Morando, abbattuta nel 1933.
Un’altra immagine di Punta del Morando: sulla destra si intravede via delle Casse, e sulla sinistra la parte iniziale di via delle Lame. La casa dei Mortara è probabilmente l’ultimo edificio visibile nella fotografia, sul lato sinistro, dove si intravede un grande tendone bianco.
Nella seconda immagine è possibile vedere gli edifici posti all’inizio di via delle Lame, ma purtroppo non si riescono a leggere i numeri civici. I Mortara nel 1858 abitavano in via delle Lame n. 196, che divenne con la riforma dei numeri civici del 1874, via delle Lame n. 8. Nella fotografia si intravedono tre grandi accessi alle abitazioni, oltre alle numerose botteghe, e l’edificio sulla destra corrisponde con ogni probabilità al n. 6 della via: dunque la casa dei Mortara dovrebbe trovarsi subito dopo, non visibile nella fotografia.
La parte iniziale di via delle Lame: si riconoscono varie botteghe, un pescivendolo, un pastaio e un venditore di burro, latte e formaggi. La bottega del pastaio potrebbe essere quella di Adelmo Cazzola, che si trovava in via Lame n. 2 (cfr. Indicatore della Provincia di Bologna, 1933, p. 410), nel primo grande edificio sulla sinistra. Si intravede, poco più a destra, la bottega di Dante Lodi, per la vendita di latte, burro e formaggi, al civico n. 4 di via delle Lame (cfr. Indicatore della Provincia di Bologna, 1933, p. 357): la casa dei Mortara si trovava dunque poco più avanti, al n. 8, non visibile nella fotografia. Si vedono chiaramente in primo piano le macerie dovute alla demolizione di Punta del Morando, dunque la fotografia dovrebbe risalire ai primi anni Trenta.
La casa di via delle Lame non era la casa natale di Edgardo. Al momento della sua nascita, nel 1851, e anche all’epoca del presunto battesimo, la famiglia Mortara risiedeva in via dei Vetturini (ora via Ugo Bassi), all’altezza dell’attuale via Giacomo Venezian. Quindi Edgardo era nato praticamente di fronte al carcere del Torrone dove verrà imprigionato e processato l’inquisitore Feletti.
In via dei Vetturini si trovava anche la bottega del droghiere Cesare Lepori, che avrebbe consigliato alla Morisi di battezzare Edgardo secondo la testimonianza della stessa Morisi, circostanza negata da Lepori.
La casa dei Mortara, al n. 8 di via delle Lame è al centro della fotografia. Si intravedono sulla strada le tracce della Punta del Morando, da poco abbattuta.
La casa dei Mortara in via delle Lame n. 8: è la seconda da sinistra, poco prima della demolizione. Incombono già i grandi edifici che nel dopoguerra trasformeranno completamente il primo tratto della via.
La parte iniziale dell’attuale via Ugo Bassi in una rara immagine della seconda metà dell’Ottocento, quando ancora si chiamava via dei Pollaioli: si notano sulla destra, addossati al Palazzo comunale, alcuni edifici in muratura che verranno poi abbattuti per allargare il marciapiede. Questo lato di via dei Pollaioli era normalmente adibito a area di sosta per le carrozze, che si intravedono sullo sfondo, all’angolo con piazza del Nettuno. Il secondo tratto dell’odierna via Ugo Bassi, fino a via Nazario Sauro, era denominato via dei Vetturini.
La sede dell’Inquisizione
Coordinate GPS: 44.48953243876423, 11.344867743573433
Per tutta la sua esistenza, dal XIII secolo al 1859, l’Inquisizione di Bologna ebbe sede nel convento di San Domenico; lì vivevano anche gli inquisitori, compreso Pier Gaetano Feletti. A San Domenico venne interrogata Anna (Nina) Morisi e si svolse l’istruttoria che precedette l’azione dei gendarmi pontifici. Il convento custodiva anche gli archivi e quindi i documenti del “caso Mortara” che però non vennero trovati al momento della discussione della causa Feletti, nel 1860, probabilmente furono distrutti nel passaggio di regime per cancellare le tracce dell’attività dell’Inquisizione.
L’Inquisizione bolognese aveva
[…] la sua sede in alcune stanze appartenenti alla Compagnia della Santissima Croce, attigue, o meglio, collegate al convento di S. Domenico, nel quale abitavano gli inquisitori, che furono tutti dell’Ordine Domenicano. (A. Battistella, Il S. Officio e la riforma religiosa, Bologna, 1905, p. 30-31).
Vedi altre immagini di San Domenico tratte dalle raccolte Cartoline di Bologna e Album Panfili
Il Palazzo apostolico
Coordinate GPS: 44.49412944793133, 11.342954268716165
Chiamato ora Palazzo Comunale, noto anche come Palazzo d’Accursio, è il cuore della città, era ed è sede del governo di Bologna. Più che un palazzo è un complesso di edifici che dal XIII secolo si sviluppa a partire dal primo nucleo dell’abitazione della famiglia d’Accursio e al successivo Palazzo della biada ai quali si aggiunsero nuovi corpi per le nuove funzioni.
Nel Palazzo si trovavano gli uffici e le abitazioni dei governanti, prima gli Anziani e in seguito il cardinale legato, rappresentante dell’autorità pontificia, che abitava al secondo piano. Davanti agli appartamenti legatizi stazionava una guarnigione di Guardie svizzere che aveva il compito di rendere gli onori al Legato, ad altri cardinali e a principi di sangue, e alle magistrature cittadine.
A Palazzo si tenevano le principali cerimonie e le liturgie del governo bolognese mentre nelle cappelle si tenevano le funzioni religiose. Dalla ringhiera che adornava la facciata veniva gettata la porcellina nella più sentita festa popolare bolognese che si tenne per secoli fino all’arrivo delle truppe napoleoniche, la Festa della porchetta.
Oltre alle abitazioni dei rappresentanti del potere e dei loro “famigli” a Palazzo si trovavano anche attività di artigiani e la sede dei pompieri. Nel 1853 venne aperto nel Palazzo il primo ufficio telegrafico della città. Nell’angolo posteriore trovava la sua sede il Tribunale del Torrone, ma vi erano anche magazzini per il carbone e altre derrate.
A sorvegliare l’ordine pubblico in piazza, provvedeva una guarnigione di soldati austriaci, la famosa “Gran Guardia”, che stazionava dietro all’inferriata con tettoia che si può notare alla base di Palazzo d’Accursio. Davanti all’ingresso staziona un soldato austriaco dalla caratteristica divisa bianca.
Nella vignetta si vede il posto di guardia che si trovava accanto all’ingresso del Palazzo del governo, su piazza Maggiore, come testimoniato da alcune rare fotografie d’epoca. I Carabinieri Reali hanno ormai sostituito i gendarmi pontifici e i soldati austriaci, ma si ironizza sulla loro assenza, il posto di guardia è sprangato.
Una rarissima immagine della visita di Pio IX a Bologna, avvenuta dal 9 giugno al 17 agosto del 1857. Nella piazza si notano le divise bianche dei soldati austriaci che fin dal 16 maggio del 1849 presidiavano la città a sostegno del governo pontificio.
Nella fotografia si può ancora notare alla base del Palazzo comunale lo zoccolo che fu tolto solo nel 1885 durante i lavori di restauro, quando fu ricavato il portico odierno.
Altre immagini di Piazza Maggiore tratte dalla raccolta Cartoline di Bologna – e Album Panfili
Sul Palazzo comunale, le sue trasformazioni e il ruolo nelle cerimonie e manifestazioni pubbliche: Paola Foschi, Gli spazi del potere: governo centrale e governo locale in Palazzo Comunale in Antico Regime , in «L’Archiginnasio», 103 (2008), pp.396-432
Il carcere e il tribunale del Torrone
Dopo il suo arresto, avvenuto la notte fra il 2 e 3 gennaio 1860, l’inquisitore Feletti fu portato presso il carcere annesso al Tribunale del Torrone, situato in un angolo del Palazzo Apostolico, l’attuale Palazzo comunale. Il “torrone” venne costruito nel XIV secolo per custodire i prigionieri in attesa di processo e probabilmente nello stesso edificio si tenne nell’aprile del 1860 il processo all’inquisitore.
Le piante del Torrone, molto dettagliate, mostrano al piano terra le carceri larghe suddivise per uomini, donne e ragazzi. Al quarto piano si trovava la stanza della corda, dove si praticava la tortura della corda, che consisteva nell’appendere il malcapitato con i polsi dietro la schiena legati da una corda fissata al soffitto, provocando dolorose torsioni delle braccia. Il termine tortura deriva appunto dal latino torquere (torcere).
Piante del Torrone di autore anonimo databili all’inizio del XIX secolo
GDS, raccolta Disegni di autori vari, cart., 18, nn. 51
Immagini recenti del cosiddetto Torrone, all’angolo del Palazzo Comunale, tra le attuali via Ugo Bassi e via Venezian, che fu la sede del carcere a partire dal XIV secolo. Sono ancora visibili le tracce dell’apertura di varie finestre, poi murate, come mostrato chiaramente da una veduta di Pio Panfili.
In questo disegno di Pio Panfili (1723 – 1812), dell’inizio del XIX secolo, il carcere è sulla destra: si vedono varie finestre con inferriate, ora murate, e una scala addossata al Torrone, poi abbattuta.
San Michele in Bosco
Coordinate GPS: 44.48250508954586, 11.3422692459898
Il cardinale legato risiedeva nel Palazzo apostolico, ma aveva la sua residenza estiva nel monastero di San Michele in Bosco. Il complesso fu ricostruito nel 1437, su un più antico cenobio, dai monaci olivetani. Dopo essere stato ospedale militare e carcere durante il periodo napoleonico, negli anni Quaranta dell’Ottocento fu restaurato ad opera dei legati pontifici e adattato a luogo di villeggiatura suburbana e casa di rappresentanza; ospitò durante le loro successive visite in città sia Pio IX sia re Vittorio Emanuele II.
Nel 1854 l’ingegnere Enrico Brunetti Rodati (1813-1859), su incarico del Legato Grassellini (1796-1875), elaborò il progetto di una strada “panoramica”, per congiungere la Palazzina fuori Porta San Mamolo alla Villa Legatizia, oggi via Codivilla.
La Casa dei catecumeni di Roma
La Casa dei catecumeni – qui indicata come Collegio dei neofiti – si trovava sulla sinistra della Chiesa della Madonna dei Monti: qui fu portato Edgardo Mortara una volta condotto a Roma, nel giugno del 1858.