L’opinione pubblica

Il diritto canonico proibiva il battesimo forzato dei bambini ebrei, ma casi simili a quello di Edgardo Mortara non erano rari e la Chiesa li aveva sempre risolti sbrigativamente senza che le famiglie potessero efficacemente opporsi. Perché allora il rapimento di Edgardo divenne “il caso Mortara”, un evento di rilevanza internazionale paragonabile, con qualche decennio di anticipo, al “caso Dreyfuss”?
Per lo “spirito del tempo” e la particolare situazione geopolitica il “caso Mortara” finì per influenzare gli eventi politici, agire sui rapporti fra religione e stato favorendone la laicizzazione, e inoltre fornì l’occasione alle comunità ebraiche di vari paesi di organizzarsi portando alla nascita dell’Alliance Israélite Universelle, tuttora attiva con sede a Parigi.

Moses Haim Montefiore.
Immagine da Wikipedia

La prima a mobilitarsi, sollecitata dai Mortara, fu la comunità ebraica di Roma che era abituata a interagire con il potere papale e che cercò di recuperare Edgardo utilizzando canali già sperimentati e rispettosi del potere costituito. Mentre l’opinione pubblica internazionale additava al mondo l’arretratezza del potere clericale, la battaglia dei Mortara, senza speranza, fu combattuta “dall’interno” delle regole del diritto canonico, alla ricerca di cavilli che permettessero alla Chiesa di cambiare posizione senza abiurare i propri principi.
Si attivò subito anche la comunità torinese, all’epoca una delle più emancipate in Italia, e da Torino la notizia rimbalzò in Francia e Gran Bretagna, suscitando l’attenzione delle grandi organizzazioni ebraiche di quei paesi. Grazie alle loro relazioni politiche ed economiche, nonché all’influenza della stampa, si mobilitò anche l’ebraismo statunitense, che arrivò a chiedere l’intervento del presidente degli Stati Uniti.
Negli stati europei le opinioni pubbliche, anche cattoliche, cominciavano ad interrogarsi sull’opportunità della persistenza di uno stato teocratico nel cuore dell’Europa. Questa sensibilità portava simpatie alla causa risorgimentale italiana, e Cavour e i piemontesi la seppero sfruttare opportunamente. Il “caso Mortara” stava a dimostrare che i tempi per la separazione fra Stato e religione erano maturi e si prestava perfettamente a evidenziare l’anacronismo del potere temporale dello Stato della Chiesa. Napoleone III, che formalmente puntellava il potere papale, poté prenderne le distanze senza scontentare troppo l’opinione pubblica moderata francese saldando l’alleanza con il Regno di Sardegna per la Seconda guerra d’indipendenza.

L’eco suscitata dal caso fu straordinaria  – 20 articoli sul «New York Times» nel solo dicembre 1858  secondo David Kertzer – non solo all’interno delle comunità ebraiche, ma colpisce anche il livello delle  personalità che si mossero a favore dei Mortara. Al segretario di Stato Giacomo Antonelli (1806-1876) giunse una richiesta da parte di James Rothschild (1792-1868) e successivamente si mosse anche Lionel Rothschild (1808-1979), primo ebreo praticante eletto nel Parlamento britannico. Allo stesso tempo l’ambasciatore francese presso la S. Sede, il duca de Gramont (1819-1880), comunicò al segretario di Stato la contrarietà di Napoleone III al riguardo. Da Londra giunse a Roma Moses Montefiore (1784-1885), presidente del Board of Deputies of British Jewish e personalità di primo piano del mondo ebraico.

Louis Veuillot, Vita di S.S. Pio IX scritta da Luigi Veuillot …
Bologna, Uffizio del periodico La Verità, 1863
1. Storia sacra, Pontefici. Cart. VII, n. 99.

La pubblicistica prodotta nei due campi è sterminata. Sul versante cattolico si cercò di giustificare l’operato della Chiesa come l’adesione ad un principio di ordine superiore e quindi non negoziabile, nonostante i problemi che evidentemente comportava sul piano politico. Si insisteva inoltre su una versione edificante dei fatti che sosteneva come, il carattere sacro del battesimo ricevuto da Edgardo avesse da subito compiuto un miracolo rendendo il bambino stesso ansioso di essere accolto nel seno della Chiesa.
In Francia Louis Veuillot (1813-1883) fu uno dei più accesi difensori delle posizioni di Pio IX  in difesa della decisione papale di non riconsegnare Edgardo Mortara alla famiglia. La posizione di Veuillot sul “caso Mortara” presenta toni di acceso antisemitismo.
Col tempo Edgardo stesso, divenuto il primo paladino di Pio IX, confermerà questa versione o, secondo alcuni, l’efficacia del condizionamento a cui era stato sottoposto.

 

 

 

 

 

 

Una pagina del «The Sidney Mornin Herald»

Il “caso Mortara” fu una palestra di dibattito per un confronto religioso, politico e giuridico fra paesi che avevano enormi differenze sui temi della libertà religiosa e dei diritti dei cittadini.  In alcune nazioni gli ebrei godevano già di pieni diritti religiosi e civili e potevano esprimere le loro opinioni attraverso libri e giornali, mentre in altri paesi sopravvivevano nei loro confronti pesantissime discriminazioni, come ad esempio nello Stato della Chiesa.

Una ricerca nei principali siti internazionali che consentono l’accesso a riproduzioni di giornali dell’epoca, porta ad individuare diverse centinaia di articoli sul “caso Mortara”, perlopiù concentrati tra la seconda metà del 1858 e i primi mesi del 1860, quando si svolse il processo all’inquisitore Feletti.
Questa mole impressionante di articoli sui giornali di mezzo mondo testimonia che il “caso Mortara” attirò l’attenzione di buona parte dell’opinione pubblica di paesi di tutti i continenti: fino a quel momento nessun altro episodio accaduto a Bologna negli ultimi secoli aveva attirato tanta attenzione e tanto interesse. Fu un evento globale, come si direbbe oggi, che nonostante i limiti delle comunicazioni del tempo, superò per diffusione e fama le notizie di guerre ed epidemie, disastri naturali e sconvolgimenti politici.

 

 

 

Nel corso degli anni la polemica andò inevitabilmente spegnendosi, salvo riemergere occasionalmente, come all’inizio del secolo XX con la  polemica dello stesso Mortara con lo storico Raffaele De Cesare. Negli anni Sessanta i contributi della storica bolognese Gemma Volli riportarono alla luce la vicenda e qualche sporadico articolo apparve anche su quotidiani e settimanali fino alla “riscoperta” negli anni Novanta con la pubblicazione di nuovi lavori storici, a partire da quello di David Kertzer, e in seguito al dibattito che accompagnò la causa di beatificazione di Pio IX.

 

Victor Séjour, ca. 1850.
Illustrazione di Étienne Carjat. Originariamente pubblicato sul settimanale «Le Diogène»
Fonte: Internet

In un caso di questa portata, articoli su quotidiani e riviste, libri e pamphlet, sono abbastanza scontati, più inaspettato è rilevare la produzione di opere teatrali che è stata ispirata dalla storia di Edgardo, a partire dall’opera di Victor Sejour (1817-1874), che nel 1860 scrive La tireuse de cartes. La produzione di opere teatrali ispirate al “caso Mortara” iniziata a poca distanza dagli avvenimenti, continua anche oggi ad ispirare testi teatrali e, più di recente, interessanti progetti cinematografici.

>>>Gli spettacoli e le testimonianze letterarie

 

 

 

 

 

 

 

 

 I documenti:

 

Il carteggio Cavour-Nigra dal 1858 al 1861, a cura della R. Commissione editrice
Bologna, N. Zanichelli, 1926, vol 1, pp. 206 – 215.
Trebbi.901/1

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Camillo Benso, conte di Cavour, segue con attenzione l’evolversi del “caso Mortara”, di cui percepisce le forti potenzialità politiche. In una lettera del 21 novembre 1858 il marchese Salvatore Pes (1808-1877) di Villamarina, ambasciatore del Regno di Sardegna a Parigi, informa Cavour della vivace discussione avvenuta tra Pio IX e l’ambasciatore francese presso la Santa sede, Antoine-Alfred-Agénor duca di Gramont (1819-1880), che fa rispettosamente osservare al Papa che lo sdegno dell’opinione pubblica francese per il “caso Mortara” è troppo forte e dunque Napoleone III non può ignorare una telle violation de la loi civile et du droit naturel.
Cavour risponde al marchese di Villamarina il 25 novembre, accennando al piano di Gramont, che non verrà mai attuato, di rapire Edgardo e di portarlo in Piemonte. Ribadisce poi che tutto ciò che può compromettere l’immagine del Papa agli occhi dell’Europa e dei cattolici moderati, sarà utile a Napoleone III per convincere i francesi ad accettare i sacrifici que la réorganisation de l’Italie reclame, a discapito degli interessi della Santa sede.

 

David Rabbeno, Roma e la opinione pubblica d’Europa nel fatto Mortara. Atti, documenti, confutazioni . Il diritto canonico e il diritto naturale, per l’abate Delacouture,
Torino, Unione Tip. Editrice, 1859.
33.F.100

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Questa pubblicazione è tra le prime e tra le più interessanti realizzate a sostegno dei diritti della famiglia Mortara e contro “il ratto” di Edgardo. Contiene due scritti, il primo di David Rabbeno è la risposta all’articolo pubblicato da «La Civiltà cattolica», Il piccolo neofito Edgardo Mortara. L’opuscolo è anonimo, l’attribuzione dell’autore la si deve a Elena Mortara nel suo articolo Cronache e performances, 1858–1860: il caso Mortara nei diari e documenti ebraico-italiani dell’epoca, in «Annali d’Italianistica», v. 36, 2018, p. 193-216.
I
l secondo è dell’abate André Vincent Delacouture, pubblicato nel 1858 e subito tradotto dal francese all’italiano. Furono in particolare gli scritti di Delacouture a irritare gli ambienti papali, perché le critiche provenivano da un ecclesiastico. Delacouture pubblicò numerosi articoli a favore dei Mortara su diversi giornali francesi.

 

Louis Veuillot, Vita di S.S. Pio IX scritta da Luigi Veuillot tradotta dal Sac. Luigi Gibelli, prima traduzione italiana,
Bologna, Uffizio del periodico La Verità, 1863, p. 65-66.
1. Storia sacra, Pontefici. Cart. VII, n. 99.

Louis Veuillot (1813-1883) fu in Francia il più accanito e intransigente difensore delle posizioni di Pio IX sul “caso Mortara”. Dalle pagine del giornale cattolico «L’Univers» condusse una incessante battaglia per difendere la legittimità della decisione papale di non riconsegnare Edgardo Mortara alla famiglia, con toni di acceso antisemitismo. La posizione di Veuillot sul “caso Mortara” è condensata in due pagine di un volume dedicato alla vita di Pio IX, tradotto in italiano nel 1863 e stampato dal periodico cattolico bolognese «La Verità. Periodico religioso morale».

 

Edgar Mortara. Dédié aux pères et aux mères de toutes les nations et de toutes les religions,
Paris, E. Dentu, 1860.
32.F.737.

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Stampato a Parigi nel 1860, in questo opuscolo anonimo che sostiene con forza le posizioni della famiglia Mortara, si esprime il massimo sdegno nei confronti del potere e delle norme ecclesiastiche che autorizzano il distacco di un figlio dai genitori.

 

William Francis Finlason, The Mortara case and the Murphy case..
«The Dublin review», XLVI, march-june 1859, p. 19-42.
32.F.736.

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William Francis Finlason (1815-1895), giornalista inglese specializzato su temi legali, dedicò un articolo al “caso Mortara” sulla rivista cattolica irlandese «The Dublin review». Finlanson, cattolico convinto, difende l’operato della Chiesa, e propone un confronto con il “caso Murphy”, un cattolico che incautamente (carelessly), consente ai figli di frequentare le chiese anglicane, come desidera la moglie, fino a quando la Court of Chancery non decide che per questo motivo i bambini devono essere cresciuti secondo i principi anglicani. Allo stesso modo il padre di Edgardo Mortara aveva incautamente assunto una domestica cattolica, senza pensare alle possibili conseguenze: la differenza tra i due casi è che Mortara non ha rispettato la legge che prevedeva il divieto per una famiglia ebraica di assumere domestiche cattoliche, mentre Murphy, benché incauto, non aveva infranto alcuna norma.

 

Antonio Gramsci, Antisemitismo nel Risorgimento, in Quaderni del carcere, edizione critica dell’Istituto Gramsci, a cura di Valentino Gerratana,
Torino, G. Einaudi, 1975, v. III, p. 2034-2035.
20.H.1787/3.

L’importanza del “caso Mortara” non sfugge a Antonio Gramsci, che nei Quaderni dal carcere scrive, al termine del paragrafo 25, Antisemitismo nel Risorgimento:
Bisognerebbe ricostruire la storia del fanciullo Mortara che ebbe tanta clamorosa eco nelle polemiche contro il clericalismo.

 Quitidiani e riviste italiani

«L’Osservatore bolognese»
A. 1, n. 1, 9 aprile 1858 – a. 2, n. 46, 10 giugno 1859.
17.C.I.11

Scheda catalogo – 1858 (pdf) – 1859 (pdf)
L’Ebreo di Bologna, «L’Osservatore bolognese», n. 26 , 1° ottobre 1858, p. 2.

Nell’articolo si riassume brevemente la vicenda, sostenendo il dovere della Chiesa cattolica di occuparsi dell’educazione cristiana del piccolo ebreo Edgardo, anche se questo comporta la sua separazione dai genitori. Interessante è la prima parte dell’articolo, in cui ci si stupisce che del “caso Mortara” si parli in tutta Europa, mentre a Bologna non se ne è mai parlato:
Sotto a questo titolo hanno fatto il giro d’Europa, e forse anche più in là, non sapremmo dire quante fanfaluche, storielle, insolenze, bestemmie ed altro simile. Ma che è mai questo Ebreo di Bologna? E che? Noi qui all’ombra della torre Asinelli ignoriamo che cosa sia l’Ebreo di Bologna […].
Il fanciullo Mortara, «L’Osservatore bolognese», n. 30,  29 ottobre 1858, p. 2-3.
«L’Osservatore bolognese» ritorna sul “caso Mortara” un mese dopo il primo articolo, dedicando molto spazio alla descrizione del viaggio miracoloso di Edgardo verso Roma, narrando gli episodi raccontati da Giuseppe Agostini, il gendarme pontificio che lo aveva scortato. Edgardo, si scrive sul giornale, è lietissimo di trovarsi nella città del Papa:
In mezzo alla sua contentezza non l’affligge che il pensiero di vedere perdurare nel giudaismo i suoi genitori e i suoi fratelli.

«L’Osservatore bolognese» era un giornale pubblicato dalla Chiesa di Bologna. La redazione si trovava in via Altabella n. 1616 e il Direttore era lo stesso Cardinale Michele Viale Prelà. Dapprima usciva una volta la settimana, il venerdì, ma in seguito uscì prima due, poi tre volte la settimana; è tra i primi giornali bolognesi che scrive del “caso Mortara”.

 

L’affare Mortara davanti al Congresso,
«Gazzetta del popolo», lunedì 28 novembre 1859, a. I, n. 92, p. 1.
17.D.I.12

Un accenno al “caso Mortara” è presente anche nella «Gazzetta del popolo», quotidiano pubblicato a Bologna dall’8 agosto 1859 al 4 novembre 1860. Nell’articolo, datato 28 novembre 1859, si auspica che il “caso Mortara” possa essere portato all’attenzione del Congresso delle nazioni d’Europa che avrebbe dovuto svolgersi a Parigi, ma il Congresso fu annullato e Momolo, il padre di Edgardo, non poté perorare la sua causa davanti ai grandi d’Europa.

 

«Il Vero amico»,
(Bologna : Tip. Sassi
17.C.I.12-20.

Scheda catalogo – 1858 (pdf) –
«Il vero amico», 19 novembre 1858, a. X, n. 47, p. 1 e 3.

Sul giornale cattolico «Il Vero amico» si cita il “caso Mortara”, del quale si è fatto e si fa un gran parlare, lasciando sottintendere che se ne é parlato troppo e a sproposito. Si riporta poi il caso di un bambino dell’India convertito da un ministro battista con il consenso del governo inglese, nonostante le proteste della popolazione: si attacca dunque il Papa sul “caso Mortara”, ma non si parla di altri casi in cui sono i protestanti a battezzare bambini di altre religioni.

 

«La Civiltà cattolica»
19/155

 

Articoli pubblicati su «La Civiltà cattolica», nel 1858

I giornali e il giovane Edgardo Mortara battezzato a Bologna,

«La Civiltà cattolica», a. IX, s. III, v. XII, 1858, p. 373-374 (nella rubrica Cronaca contemporanea. Cose straniere, 11).

«La Civiltà cattolica», l’autorevole giornale fondato da un gruppo di gesuiti a Napoli nel 1850, scrive per la prima volta del “caso Mortara” nell’ottobre del 1858, quando già su molti giornali europei, specie in Francia, erano apparsi numerosi articoli sull’argomento. Nel breve commento si rimanda al fascicolo successivo per un approfondimento, ma si coglie l’occasione per citare gli articoli di Luigi (Luis) Veuillot su «L’Univers» a favore della posizione papale, mentre si biasimano gli interventi dell’abate Delacouture. Si evidenzia tra l’altro che alcuni articoli antipapali vengono pubblicati su giornali di proprietà di un banchiere ebreo. Il tema del controllo della stampa da parte degli ebrei vieni utilizzato e portato alle estreme conclusioni nel giugno del 1940 in un articolo fortemente antisemita di Adriano Navarotto sul “caso Mortara”, pubblicato su «Vita e pensiero»:
L’universale clamore [del “caso Mortara”] durò parecchi mesi, alimentato, si capisce, dalle loggie massoniche e dalla tribù di Giuda padrona della stampa, dell’università, dell’alta banca e un pochino anche del teatro.

Il piccolo neofito Edgardo Mortara,

«La Civiltà cattolica», a. IX, s. III, v. XII, 1858, p. 385-416.
Con la data 30 ottobre 1858, «La Civiltà cattolica» pubblica un lungo articolo esponendo la versione ufficiale della Santa Sede sul “caso Mortara”. Il dibattito successivo sarà spesso incentrato sul sostegno o sulla critica di questo testo fondamentale, dove a p. 390 si legge:
Intanto i genitori del piccolo convertito è incredibile quanto rumore menassero per questa pretesa violazione dei diritti paterni.

Buone parole della Patrie sopra la questione del piccolo neofito,

«La Civiltà cattolica», a. IX, s. III, v. XII, 1858, p. 515-516 (nella rubrica Cronaca contemporanea. Cose straniere, 2).
Nel novembre del 1858 «La Civiltà cattolica» torna sul “caso Mortara”, commentando vari articoli favorevoli o contrari alla posizione del Papa
…il giovane Edgardo siasi posto in un ottimo Collegio dove, potendolo i genitori visitare, ed essendo egli lietissimo ed anzi temendo di essere costretto di tornare in mezzo agli ebrei, è educato cristianamente e civilmente a spese del Santo Padre […].

Ciò che si sa e ciò che non si sa. La Revue des deux mondes intorno ad Edgardo Mortara,

«La Civiltà cattolica», a. IX, s. III, v. XII, 1858, p. 529-541.
La rivista dei gesuiti ritorna sul “caso Mortara” il 20 novembre 1858, commentando in modo sarcastico un articolo pubblicato su «La Revue des deux mondes», a cui salta il grillo di farla da teologhessa.

Il giornale dei Debats vuole spiegazioni intorno al giovane MortaraLa richiesta delle Potenze. Legislazione austriaca sopra i fanciulli ebrei battezzati. Curiosa spiegazione trovata dall’Independance Belge. Il Débats e la Civiltà Cattolica. Il Debats e la Spada della Francia.

«La Civiltà cattolica», a. IX, s. III, v. XII, 1858, p. 619-622 (nella rubrica Cronaca contemporanea. Cose straniere, 1-6).
«La Civiltà cattolica» polemizza con il «Journal des Débats» che in un articolo aveva avvisato i suoi lettori di essere in attesa di una spiegazione ufficiale da parte della Santa Sede sul “caso Mortara”:
Nel che, a vero dire, egli somiglia [il giornale] un poco agli ebrei che aspettano sempre il Messia, senza accorgersi che è un pezzo già ch’egli è arrivato.
Ulteriori appunti polemici riguardano quanto scritto da altri giornali europei, mentre a sostegno delle posizioni della Santa Sede si commenta la legislazione austriaca riferita ai fanciulli ebrei battezzati.

Gl’indifferenti per la buona stampa,

«La Civiltà cattolica», a. IX, s. III, v. XII, 1858, p. 641-654.

In un lungo articolo anonimo datato 2 dicembre 1858, in cui è trattato il tema della buona stampa, di cui «La Civiltà cattolica» fa parte, e degli Indifferrenti che della buona stampa sono detrattori, si cita anche il “caso Mortara”, a p. 647-648:
Certo in questi ultimi mesi si è potuto vedere a che termini siano gl’intelletti nel nostro tempo, non foss’altro, per gli stupori e pei tafferugli che ha eccitato in Europa il caso del piccolo Neofito.[…] Quinci gli scandali, quinci le ire che per essere pacificate non aveano bisogno che di una mezz’ora di Catechismo.

«L’Univers» e gli ebrei. Silenzio imposto ai giornali e fine in Francia della questione di Edgardo Mortara,

«La Civiltà cattolica», a. IX, s. III, v. XII, 1858, p. 753-757 (nella rubrica Cronaca contemporanea. Cose straniere, 4-5).

«La Civiltà cattolica» registra con soddisfazione che l’interesse per il “caso Mortara” si sta ormai esaurendo: le Potenze europee che in un primo momento avevano sollecitato il Papa alla liberazione di Edgardo, stanno ritirato ad una ad una la loro richiesta, mentre il Governo francese vieta ai giornalisti di scrivere altri articoli sul “caso Mortara”.

 

Mariagrazia Cucco, Quel piccolo ebreo “rapito” un secolo fa,
«Famiglia cristiana», 30 settembre 1979, a. XLIX, p. 64-70.

Leggi

L’autrice riprende un riferimento al “caso Mortara” apparso alcuni mesi prima in una manchette sullo stesso giornale, che terminava con la frase che verrà poi ripetuta nel 1992 da Vittorio Messori in un articolo su l’«Avvenire»:
Dio sa scrivere diritto anche su linee storte.
Sul contenuto di questa manchette aveva scritto una lettera al giornale cattolico il nipote di Edgardo, Alberto Mortara, e da questa lettera riparte Mariagrazia Cucco per fornire una ricostruzione del “caso Mortara” più equilibrata, in cui hanno spazio anche alcune significative riflessioni di Alberto Mortara.

 

Vittorio Messori, Vivaio,
«Avvenire», 26 luglio 1992, a. XXV, n. 176, p. 13.
19/G.77.

Vittorio Messori, scrittore e giornalista cattolico, in questo articolo riassume le vicende del “caso Mortara”, sostenendo le posizioni di Pio IX sul dovere della Chiesa di allontanare Edgardo dalla famiglia e specificando che del “caso Mortara” si parla e si scrive evidenziandone gli aspetti drammatici, ma senza accennare a quello che per Messori è il lieto fine, ovvero la conversione di Edgardo:
Storia singolare dunque. Una di quella in cui sembra di vedere all’opera un Dio che «sa scrivere dritto anche su righe storte.

 Quotidiani stranieri

La portata internazionale del “caso Mortara” è fondamentale per valutarne l’importanza. La banche dati dei giornali delle grandi biblioteche sono una risorsa preziosa e facilmente accessibile per il recupero degli innumerevoli articoli pubblicati sulla vicenda di Edgardo. Fra le fonti nelle quali effettuare ricerche:

Giornali digitalizzati della Library of Congress.
Una ricerca nella banca dati con la parola chiave Mortara restituisce, negli anni fra il 1858 e il 1860, diverse centinaia di occorrenze.

British Library Newspapers
Molte anche le occorrenze nella banca dati della British Library la cui lettura a testo pieno non è gratuita.

Gallica. Presse et Revues
Anche la ricerca in Gallica permette di individuare diversi articoli.

Newspapers

La versione di Edgardo-Pio Maria Mortara

Edgardo Mortara, Das Kind Mortara oder das Walten der göttlichen Vorsehung. Ein Veilchen herzinnigster Dankbarkeit auf das Grab meines hochseligen huldvollen Gönners und Beschützers Pius IX , von Pius Maria Mortara,
Köln, Klöckner & Mansberg, 1896.
32.F.734.

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Edgardo Mortara scrive la sua autobiografia, dal titolo Il fanciullo Mortara o le opere della divina provvidenza, dedicandole al suo patrono e protettore, papa Pio IX. Si firma con il suo nuovo nome da religioso, Pio Maria Mortara, seguito dalla sigla C. R. L., in qualità di Canonico regolare del Santissimo Salvatore Lateranense. Nel 1907 Pio Edgardo Mortara ebbe uno scambio polemico sulla stampa con Raffaele De Cesare (1845-1928), che aveva dedicato un capitolo al “caso Mortara” in un suo libro.

 

Spettacoli teatrali e opere letterarie

 

Victor Séjour, La tireuse de cartes. Drame en cinq actes et un prologue, en prose,
Paris, M. Lévy frères, 1860.
32.F.302.

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La tireuse de cartes è la prima e più conosciuta fra le opere teatrali ispirate al “caso Mortara”. Nell’opera in cinque atti, ambientata a Genova nel 1745, ad essere battezzata e rapita è una bambina, mentre a cercarla disperatamente è la madre che fa, come dice il titolo, la chiromante. Fu rappresentata per la prima volta a Parigi il 22 dicembre 1859 e l’evento fece scalpore per la presenza, non certo casuale, dell’imperatore Napoleone III e dell’imperatrice Eugenia. La tireuse de cartes è anche l’opera teatrale sul “caso Mortara” più tradotta e rappresentata all’estero.

 

Victor Sejour, L’indovina (nel testo originale) La tireuse de cartes, dramma in 5 atti ed un prologo, versione di Luigi Enrico Tettoni,
Milano, F. Sanvito, 1860.
  8. Componimenti teatrali, Cart. G4, n. 24.

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Quasi contemporaneamente al lavoro di Sejour viene pubblicata, con il titolo L’indovina, la traduzione italiana de La tireuse de cartes ad opera di Luigi Enrico TettoniLa rappresentazione dell’adattamento italiano provoca polemiche in diverse città.

Herman M. Moos, Mortara or the Pope and his inquisitors. A drama; together with Choice poems,
Cincinnati, Ohio, Bloch & co., 1860.
32.C.617.

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Si conosce poco di questo scrittore statunitense, Herman M. Moos (1836-1894), autore di un dramma ispirato al “caso Mortara”, come indicato anche dal titolo e dall’ambientazione nella Roma papale del XIX secolo, a differenza di altre opere sempre ispirate al “caso Mortara”, come La tireuse de cartes di Victor Sejour, che viene ambientata in Liguria nella prima metà del Settecento. La storia raccontata è particolarmente drammatica: Mortara, il cui figlio Benjamin gli è stato strappato dall’Inquisizione perché battezzato a sua insaputa, verrà torturato dagli inquisitori, e la vendetta arriverà per mano di Jephthar, nipote di Mortara, che uccide il papa ma a sua volta viene ucciso.

 

Giulio Pullè (Riccardo Castelvecchio), La famiglia ebrea : dramma in quattro atti ed un prologo,
S. l., s. n., 1861?.
CdF.MISCELL. A XXXVIII op. 4

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L’anno successivo, il 1861, sarà la volta di un’opera italiana La famiglia ebrea, di Riccardo Castelvecchio, pseudonimo di Giulio Pullé (1814-1894), uno scrittore teatrale nato a Verona in una famiglia fiamminga. Pullé divenne noto per opere ispirate a Goldoni e ad argomenti storici. Questo lavoro ha la singolare caratteristica di essere presentato come un “poliziesco”. Nel racconto di Castelvecchio, il padre del bambino rapito è un rabbino sostenitore dell’Unità d’Italia. Il bambino rapito aderirà alla causa dell’Unità nazionale, ma deciderà di rimanere cattolico: questo fatto però nella nuova Italia non costituirà un problema per i suoi rapporti con la famiglia d’origine. L’autore utilizza riferimenti biblici, in particolare la storia dell’Esodo, per collegare la liberazione di una famiglia ebrea alla liberazione di tutte le famiglie italiane, che aspirano a vivere in armonia in uno stato laico. L’opera è senza data, tuttavia un riferimento interno dell’autore fa pensare più probabile la pubbicazione nel 1861.

Giuseppe Garibaldi, I Mille,
Torino, Tip. e lit. Camilla e Bertolero, 1874, p. 182.
5.T.VI.28.

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Nel romanzo storico-politico di Garibaldi, caratterizzato da un acceso anticlericalismo, si cita a p. 182 il “caso Mortara”:
Del racconto di quanto successe nella chiesa di S. Pietro alla conversione di Marzia e di suo padre, i devoti di tali stomachevoli cerimonie avranno veduto un campione nella conversione del fanciullo Mortara, rubato dai preti ai parenti ebrei per farne un cattolico.
La frase è riportata nel cap. XXX, La conversione, in cui la giovane protagonista del romanzo, Marzia, che per sfuggire alle insidie di un monsignore si era travestita da uomo ed era partita con i Mille per Marsala, viene catturata e condotta a Roma, dove è costretta a convertirsi insieme al padre Elia durante una cerimonia descritta dettagliatamente da Garibaldi, che descrive i preti come degli scarafaggi.

Lo scrittore e giornalista Pier Damino Ori pone la vicenda al centro di un’opera di taglio narrativo scritta con Giovanni Perich nel 1983.

 

Pier Damiano Ori, Giovanni Perich, La carrozza di san Pietro,
Milano, Editoriale nuova, 1983.
17*.AA.899.

 

Marzia Guerrieri, Lo strano caso di Edgardo Mortara [S.l.] , [a cura dell’autore], 2022.
17*. CC.1972

La voce Mortara sulle principali enciclopedie

L’importanza del “caso Mortara” è documentata anche dalla presenza di voci più o meno ampie nelle principali enciclopedie di vari paesi.

Mortara (Edgar), in La grande encyclopédie. Inventaire raisonné des sciences, des lettres et des arts, v. XXIV, 1898, p. 379.
CONS. Enciclopedie 2-12.

Salomon Hugo Lieben, Mortara, der fall, in Judisches Lexikon. Ein enzyklopadisches Handbuch des judischen Wissens in vier Banden, v. IV/1, 1930, p. 298.
CONS. Enciclopedie 15-1.

Mortara, Edgardo, in Enciclopedia universal ilustrada europeo-americana, v. XXXVI, (s.d.), p. 1191.
CONS. Enciclopedie 6-1.

Mortara case, in The universal Jewish encyclopedia. An authoritative and popular presentation of Jews and Judaism since the earliest times, v. VII, 1948, p. 656-657.
CONS. Enciclopedie 15-2.

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