Nell’anno 1860 Bologna si prepara a formalizzare la sua annessione al Piemonte, alcuni bolognesi si preparano a seguire Garibaldi e la nuova amministrazione inizia a programmare le opere pubbliche per ridisegnare la città.
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Gli ex ducati di Modena e Parma insieme alle Legazioni diventano Regie Provincie dell’Emilia, Luigi Carlo Farini (1812-1866) ne è il Governatore. Dal 1° gennaio a Bologna si pesa e si misura in base al sistema metrico decimale abolendo il complicato sistema di misura della Bologna pontificia.
Monti prevede di lasciare intatta via Galliera e di tracciare una nuova arteria in linea retta da Piazza Maggiore alle mura, lambendo la cattedrale di San Pietro e costeggiando la Montagnola. La strada sarà lunga circa un chilometro e sarà costeggiata da portici e marciapiedi su entrambi i lati.
La fotografia mostra la via Canton dei Fiori, il primo tratto dell’attuale via dell’Indipendenza, che fu realizzata tra il 1885 e il 1888. Via Canton dei Fiori partiva da piazza del Nettuno e arrivava fino a via Altabella: sullo sfondo si vedono gli edifici addossati alla strada che verranno demoliti per realizzare via dell’Indipendenza, il collegamento diretto tra il centro e la Stazione ferroviaria.
Nel riassetto urbanistico di Bologna è anche prevista una nuova arteria ricavata dall’allargamento di Borgo Salamo, e dall’unione di quattro tronchi stradali tra via San Mamolo e via Santo Stefano. La nuova via sarà intitolata a Luigi Carlo Farini.
Il 12 febbraio un decreto istituisce il Regio Liceo che alcuni anni dopo sarà intitolato a Luigi Galvani. Il liceo apre nell’ottobre, con sole due classi, nei locali dell’Ospedale della Morte e le lezioni iniziano il 19 novembre. Il 25 gennaio un altro decreto aveva istituito, a carico dello stato, la Regia Scuola Normale femminile, con annesso convitto finanziato dal Comune. Lo scopo è quello di provvedere all’insegnamento pubblico e laico delle ragazze e di formare il personale per le future scuole elementari. Nel progetto sono coinvolte molte nobildonne bolognesi come la contessa Teresa Serego Allighieri (1812-1881), patriota e moglie di Giovanni Gozzadini (1810-1887) che ricopre il ruolo di Presidente delle Ispettrici.
Il 10 febbraio Farini emana un decreto per istituire la Regia Deputazione di Storia Patria per le Provincie delle Romagne, su modello di quella piemontese, con il compito di indagare dovunque le memorie del passato che riguardassero la storia del luogo di competenza. Primo presidente è nominato il conte Giovanni Gozzadini mentre il segretario è Luigi Frati che dall’anno precedente dirige la Biblioteca comunale. La prima riunione si tiene nel Teatro anatomico del Palazzo dell’Archiginnasio il 21 marzo.
Fra le prime proposte c’è quella di Luigi Frati per la creazione di un museo, che unisca le raccolte archeologiche donate da Pelagio Palagi e quelle dell’Università.
L’Università di Bologna non gode di buona salute, gli studenti sono solo un terzo di quelli di Pavia, ma si intende rilanciarla: il 22 febbraio il governatore Farini decreta che l’Università di Bologna sia dichiarata di primo ordine. Fra i professori dell’Università reintegrati con il cambio di regime è presente anche Quirico Filopanti (1812-1894), rientrato nell’autunno precedente dall’esilio in Inghilterra; Filopanti riprende le lezioni in primavera. Fra i nomi frettolosamente aggiunti nell‘Annuario 1859-1860 si nota anche quello di Giovanni Cappellini (1833-1922) nominato alla cattedra di geologia: si tratta della prima cattedra di questa materia a Bologna.
Si procede con nuove assunzioni, fra queste una nomina destinata a lasciare il segno, quella alla cattedra di letteratura italiana di un professore venticinquenne, già noto come poeta: Giosue Carducci. Il neo professore arriva in città il 10 novembre e nei primi tempi si stabilisce alla locanda Aquila Nera, in via Calcavinazzi, dove rimane una decina di giorni prima di trasferirsi in via delle Banzole. Il 22 novembre pronunzia la sua Prolusione alle lezioni nella Università di Bologna.
Il carnevale del 1860 è festeggiato con particolare trasporto, innumerevoli sono le feste da ballo: dal 26 gennaio al 19 febbraio al Teatro Contavalli si tengono dieci serate, nello stesso periodo altre serate si svolgono al Teatro Nosadella mentre tra il 14 e il 18 febbraio si balla al Teatro di San Saverio in via Cartoleria. Per il martedì grasso (16 febbraio) è previsto un grande Veglione mascherato al Teatro del Corso.
Il 3 marzo 1860 è estesa nell’ex Stato della Chiesa la legge Rattazzi (4 luglio 1857), regolante la vita delle comunità israelitiche nel Regno sabaudo. Si effettua un primo censimento degli ebrei: a Bologna si contano 229 persone (136 uomini e 93 donne).
L’11 e 12 marzo in Emilia-Romagna si tengono i plebisciti per l’annessione al Regno sabaudo. Per la prima volta, e unica nell’Ottocento, si vota con il suffragio universale maschile.
A Bologna vanno alle urne circa 16.000 persone in una clima di entusiasmo: gli studenti e gli artigiani sfilano in gruppo dietro le proprie insegne, al suono delle campane e delle bande cittadine. Nella provincia di Bologna i favorevoli sono 76.276 su 76.500 votanti.
L’annessione al Regno è festeggiata dal popolo il 14 marzo mentre la proclamazione sarà il 18 marzo.
Il 25 e 29 marzo si svolgono le elezioni politiche a suffragio ristretto per eleggere i rappresentanti al parlamento del Regno sabaudo. Nel primo collegio è eletto Cavour. Gioacchino Napoleone Pepoli (1825-1881), Carlo Berti Pichat (1799-1878), Marco Minghetti (1818-1886) e Rodolfo Audinot (1814-1874) sono i primi deputati bolognesi al Parlamento italiano.
Gioacchino Napoleone Pepoli, GDS, Raccolta dei Ritratti, cart. P, n. 38, ; Carlo Berti Pichat, GDS, Collezione dei Ritratti, cart. 6, fasc. 91, c. 2; Marco Minghetti, GDS, Collezione dei Ritratti, cart. 39, fasc. 102, c. 1; Rodolfo Audinot, GDS, Collezione dei Ritratti, cart. P, n. 38;
Facies. La collezione dei ritratti dell’Archiginnasio
Facendo proprio il piano di riforma messo a punto da una Commissione della Società Medica Chirurgica bolognese, Luigi Carlo Farini vara un decreto di riorganizzazione del sistema sanitario.
Dove c’era l’antico ricovero di mendicità di San Gregorio con decreto del 10 marzo 1860 viene istituito, con il sostegno di un gruppo di benefattori privati, il Regio Istituto o Ricovero di Mendicità Vittorio Emanuele II, con lo scopo di dare asilo e lavoro ai mendicanti e porre rimedio all’accattonaggio. Ha come primo presidente il marchese Luigi Pizzardi.
Inizia ad abbozzarsi la vita associativa dell’Italia postunitaria: il 1° marzo nasce a Bologna la Società di mutuo soccorso tra i caffettieri, il 9 aprile viene fondata la Società operaia su impulso di Livio Zambeccari (1802-1862), patriota, carbonaro ed ex deputato della Costituente della Repubblica Romana, per incoraggiare la Fratellanza e il Mutuo Soccorso tra gli operai e promuovere la loro istruzione e moralità. Sempre in aprile è la volta della Società di Mutuo soccorso dei macellai, in maggio della Società patriottica femminile, fondata con l’intento di raccogliere sussidi per l’Unità nazionale.
Il 1° maggio Bologna conosce il suo nuovo sovrano, Vittorio Emanuele II. L’ingresso avviene da via Santo Stefano, in mezzo ad ali di folla plaudente. La pioggia rovina parzialmente i sontuosi addobbi realizzati dall’architetto Giuseppe Mengoni. Dopo la sosta a Palazzo Comunale il Re raggiunge San Michele in Bosco, sua residenza durante il soggiorno, che sarà caratterizzato da cerimonie e feste ma anche da un burrascoso incontro con Cavour. Il 4 maggio lascerà la città in treno, ma sarà nuovamente a Bologna la sera del 29 settembre a poche ore dalla capitolazione di Ancona.
Il rincaro dei prezzi alimentari provoca, il 29 e il 30 giugno, dei disordini in Piazza Maggiore dove si teneva il mercato delle erbe. Interviene la Guardia Nazionale, vengono arrestati i capi della rivolta.
Nella seduta del Consiglio comunale del 18 luglio, su proposta di Marco Minghetti, si discute l’attivazione di un Corpo di Guardie Municipali che diventerà operativo dal 1° novembre. La nuova polizia municipale avrebbe dovuto sostituire la cosiddetta G.U.B. (Guardia Urbana Bolognese) del governo pontificio, che però avevano solo compiti di rappresentanza alle cerimonie.
Ben diversi i compiti pensati per il nuovo corpo municipale che avrebbe avuto incarichi di vigilanza dei regolamenti comunali e di pubblica sicurezza, ma che avrebbe dovuto anche vigilare sulla pulizia delle strade e coadiuvare gli accalappiacani. Il modello al quale si ispira esplicitamente l’ambizioso piano di Minghetti è quello del Policeman londinese, ma il risultato ottenuto sarà molto più modesto. La dotazione di organico è di soli 24 agenti e l’organizzazione lascia a desiderare, così che vengono chiamati dalla popolazione barbacani per il loro ruolo di protezione degli accalappiacani. La divisa di questo primo nucleo è così descritta: Berretto di panno nero con le iniziali G. M. una blouse di tela spinata color grezzo con pistagne celesti, cinturone nero con fermaglio di ottone coll’arma della Città. Calzoni di tela come sopra.
La divisa così come l’organizzazione del nuovo corpo dura poco e gia nel 1862 si ha la prima delle tante riorganizzazioni alla quale si accompagna il cambio di foggia della divisa.
Il 24 agosto diversi esponenti politici liberali, democratici e radicali bolognesi – tra essi il generale Luigi Masi, Carlo Berti-Pichat, Augusto Aglebert, Gabriello Rossi, Giuseppe Camillo Mattioli e Filippo Stanzani – si riuniscono all’Hotel Brun con l’attore Gustavo Modena e la moglie Giulia, ferventi repubblicani, per confrontarsi sulla delicata situazione politica: Garibaldi sta risalendo il Meridione e l’esercito piemontese è pronto a invadere Marche e Umbria. I convenuti decidono per una posizione unitaria in nome della prioritaria causa nazionale.
Nel 1860 muoiono due insigni bolognesi che con i loro lasciti testamentari arricchiranno sensibilmente le raccolte artistiche e bibliografiche cittadine.
Il pittore, decoratore e architetto Pelagio Palagi (1775-1860) muore il 6 marzo a Torino dove aveva avuto importanti commesse dai Savoia. Lascia tutti i suoi oggetti d’arte e antichità, le medaglie, i libri, le carte e i disegni al Comune di Bologna in cambio di un terzo del valore da corrispondere ai suoi eredi.
L’11 novembre muore, a 85 anni, il professor Matteo Venturoli (1775-1860). Ordinario della cattedra di Clinica Chirurgica dell’Università di Bologna, fu tra i fondatori della Società Medica Chirurgica. Consigliere comunale si adoperò per il restauro dell’Archiginnasio e per il riordino delle raccolte della Biblioteca. Fu un appassionato collezionista e bibliofilo: la sua cospicua biblioteca, ricca di 21.000 preziosi volumi, si trova presso l’Archiginnasio.