1860

Nell’anno 1860 Bologna si prepara a formalizzare la sua annessione al Piemonte, alcuni bolognesi si preparano a seguire Garibaldi e la nuova amministrazione inizia a programmare le opere pubbliche per ridisegnare la città.

Michelangelo Gualandi, Tre giorni in Bologna o guida per la citta e suoi contorni, 2. ed.,
Bologna, Marsigli e Rocchi, 1860.
Trebbi. 218.

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Gli ex ducati di Modena e Parma insieme alle Legazioni diventano Regie Provincie dell’Emilia, Luigi Carlo Farini (1812-1866) ne è il Governatore. Dal 1° gennaio a Bologna si pesa e si misura in base al sistema metrico decimale abolendo il complicato sistema di misura della Bologna pontificia.

Nella notte fra il 2 e il 3 gennaio l’ultimo inquisitore di Bologna, Pier Gaetano Feletti, viene arrestato. È la dimostrazione della portata dei cambiamenti in corso: Bologna è pronta a processare il passato. Il domenicano viene tradotto in una cella nel carcere del Torrone, il capo d’accusa è il rapimento di Edgardo Mortara.

Pianta del Torrone di autore anonimo databile all’inizio del XIX secolo
GDS, raccolta Disegni di autori vari, cart., 18, n. 51

Il 13 gennaio le norme sabaude relative alla stampa vengono estese all’Emilia. È favorita la nascita di nuovi giornali che a Bologna sono soprattutto umoristici. L’8 ottobre 1859 era uscito il prima numero de «Il Canocchiale», 15 dicembre era uscito «L’Amministrazione», con il nuovo anno, il 2 gennaio esce «Il Diavoletto. Giornale fantastico» votato alla satira politica e anticlericale, lo seguiranno «Il Folletto» e il «Don Marzio» che ebbero vita effimera e «Il Profeta».

«Il Diavoletto. Giornale fantastico»
2 gennaio 1860 – 3 novembre 1860.
Trebbi, Cart. 6, n. 1.

 Alla fine del 1859 si era deciso di munire Bologna di fortificazioni e all’inizio del 1860 il Governatore Farini decreta la realizzazione di imponenti opere di difesa, il cosiddetto Campo trincerato. I lavori comportano espropri e interventi invasivi sul territorio bolognese, sia in collina che in pianura.
 Il 20 febbraio il Governatore approva la pianta delle fortificazioni: il progetto prevede una linea di difesa presidiata da 25.000 soldati e 450 bocche da fuoco. Tre linee difensive saranno piazzate a circa un chilometro e mezzo dalla città.

L’Appennino bolognese. Descrizione e itinerari (1881). Ripr. facs. dell’ed. Bologna, Tipografia Fava e Garagnani, 1881.
Forni, Sala Bolognese, 1981, carta n. 1: Bologna e i suoi dintorni.
A.M. 914.541.APP.

Il bolognese Carlo Berti Pichat (1799-1878), all’epoca deputato del Parlamento, scrive una relazione al Sindaco, Luigi Pizzardi (1815-1871), in difesa degli interessi dei cittadini bolognesi colpiti dagli espropri e dai danni provocati dalla costruzione delle fortificazioni.

Carlo Berti Pichat, Intorno alle fortificazioni di Bologna. Relazione,
Bologna, Regia tipografia, 1860.
Malvezzi 61/15.

Già il 30 gennaio, il Governatore Farini decreta le prime trasformazioni urbanistiche postunitarie: sono dichiarati di pubblica utilità e di urgenza gli allargamenti di Canton dei Fiori, di Borgo Salamo e di via Saragozza, dalla chiesa di Santa Caterina alla porta. Il 7 febbraio il sindaco Pizzardi (1815-1871) promuove un concorso per il progetto della strada che dal centro cittadino deve condurre alla nuova stazione ferroviaria fuori Porta Galliera: sarà via dell’Indipendenza. Vengono presentati diversi progetti, a dicembre sarà scelta la proposta dell’ingegner Coriolano Monti (1815-1880), capo dell’Ufficio Tecnico del Comune, con i suggerimenti dell’ingegner Antonio Zannoni (1833-1910).

Coriolano Monti.
Foto da Wikipedia.

Monti prevede di lasciare intatta via Galliera e di tracciare una nuova arteria in linea retta da Piazza Maggiore alle mura, lambendo la cattedrale di San Pietro e costeggiando la Montagnola. La strada sarà lunga circa un chilometro e sarà costeggiata da portici e marciapiedi su entrambi i lati.

Ditta C. Bertinazzi e Nipote, Veduta generale della via Canton de’ Fiori, 1873 (Archivio fotografico della Cineteca di Bologna).
Pubblicata in Francesco Majani, Cose accadute nel tempo di mia vita, Venezia, Marsilio, 2003.

La fotografia mostra la via Canton dei Fiori, il primo tratto dell’attuale via dell’Indipendenza, che fu realizzata tra il 1885 e il 1888. Via Canton dei Fiori partiva da piazza del Nettuno e arrivava fino a via Altabella: sullo sfondo si vedono gli edifici addossati alla strada che verranno demoliti per realizzare via dell’Indipendenza, il collegamento diretto tra il centro e la Stazione ferroviaria.

Canton de’ Fiori dopo la realizzazione di via dell’Indipendenza.
GDS, Fotografie Bologna, n. 1572

Nel riassetto urbanistico di Bologna è anche prevista  una nuova arteria ricavata dall’allargamento di Borgo Salamo, e dall’unione di quattro tronchi stradali tra via San Mamolo e via Santo Stefano. La nuova via sarà intitolata a Luigi Carlo Farini.

Luigi Carlo Farini,
GDS, Collezione dei Ritratti, cart. 22, fasc. 43, c. 3.
Facies. La collezione dei ritratti dell’Archiginnasio

Il 12 febbraio un decreto istituisce il Regio Liceo che alcuni anni dopo sarà intitolato a Luigi Galvani. Il liceo apre nell’ottobre, con sole due classi, nei locali dell’Ospedale della Morte e le lezioni iniziano il 19 novembre. Il 25 gennaio un altro decreto aveva istituito, a carico dello stato, la Regia Scuola Normale femminile, con annesso convitto finanziato dal Comune. Lo scopo è quello di provvedere all’insegnamento pubblico e laico delle ragazze e di formare il personale per le future scuole elementari. Nel progetto sono coinvolte molte nobildonne bolognesi come la contessa Teresa Serego Allighieri (1812-1881), patriota e moglie di Giovanni Gozzadini (1810-1887) che ricopre il ruolo di Presidente delle Ispettrici.

Salvino Salvini, Busto in marmo di Maria Teresa Serego Allighieri Gozzadini, seconda metà del XIX secolo.
Sale storiche della Biblioteca dell’Archiginnasio.

Il 10 febbraio Farini emana un decreto per istituire la Regia Deputazione di Storia Patria per le Provincie delle Romagne, su modello di quella piemontese, con il compito di indagare dovunque le memorie del passato che riguardassero la storia del luogo di competenza. Primo presidente  è nominato il conte Giovanni Gozzadini mentre il segretario è Luigi Frati che dall’anno precedente dirige la Biblioteca comunale. La prima riunione si tiene nel Teatro anatomico del Palazzo dell’Archiginnasio il 21 marzo.
Fra le prime proposte c’è quella di Luigi Frati per la creazione di un museo, che unisca le raccolte archeologiche donate da Pelagio Palagi e quelle dell’Università.

Teatro anatomico della Bilbioteca dell’Archiginnasio.
Foto Giorgio Bianchi – Comune di Bologna.

«Annuario della Regia Università di Bologna», 1859-1860.
32.F.732

L’Università di Bologna non gode di buona salute, gli studenti sono solo  un terzo di quelli di Pavia, ma si intende rilanciarla: il 22 febbraio il governatore Farini decreta che l’Università di Bologna sia dichiarata di primo ordine. Fra i professori dell’Università reintegrati con il cambio di regime è presente anche Quirico Filopanti (1812-1894), rientrato nell’autunno precedente dall’esilio in Inghilterra; Filopanti riprende le lezioni in primavera. Fra i nomi frettolosamente aggiunti nell‘Annuario 1859-1860 si nota anche quello di Giovanni Cappellini (1833-1922) nominato alla cattedra di geologia: si tratta della prima cattedra di questa materia a Bologna.

Quirico Filopanti,
GDS, Collezione dei Ritratti, cart. 23, fasc. 75, c. 1.
Facies. La collezione dei ritratti dell’Archiginnasio

Giovanni Capellini,
GDS, Collezione dei Ritratti, cart. 12, fasc. 2, c. 2.
Facies. La collezione dei ritratti dell’Archiginnasio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si procede con nuove assunzioni, fra queste una nomina destinata a lasciare il segno, quella alla cattedra di letteratura italiana di un professore venticinquenne, già noto come poeta: Giosue Carducci. Il neo professore arriva in città il 10 novembre e nei primi tempi si stabilisce alla locanda Aquila Nera, in via Calcavinazzi, dove rimane una decina  di giorni prima di trasferirsi in via delle Banzole. Il 22 novembre pronunzia la sua Prolusione alle lezioni nella Università di Bologna.

 

Giosue Carducci nel 1857
Casa Carducci

 

Il carnevale del 1860 è festeggiato con particolare trasporto, innumerevoli sono le feste da ballo: dal 26 gennaio al 19 febbraio al Teatro Contavalli si tengono dieci serate, nello stesso periodo altre serate si svolgono al Teatro Nosadella mentre tra il 14 e il 18 febbraio si balla al Teatro di San Saverio in via Cartoleria. Per il martedì grasso (16 febbraio) è previsto un grande Veglione mascherato al Teatro del Corso.

Giuseppe Meloni, Festa di Ballo… data dalla Nobile Società del casino…, Bologna, Litografia Zannoli, 1839.
GDS, raccolta Stampe per soggetto, Cart. H, 11.

Il 3 marzo 1860 è estesa nell’ex Stato della Chiesa la legge Rattazzi (4 luglio 1857), regolante la vita delle comunità israelitiche nel Regno sabaudo. Si effettua un primo censimento degli ebrei: a Bologna si contano 229 persone (136 uomini e 93 donne).

L’11 e 12 marzo in Emilia-Romagna si tengono i plebisciti per l’annessione al Regno sabaudo. Per la prima volta, e unica nell’Ottocento,  si vota con il suffragio universale maschile.
A Bologna vanno alle urne  circa 16.000 persone in una clima di entusiasmo: gli studenti e gli artigiani sfilano in gruppo dietro le proprie insegne, al suono delle campane e delle bande cittadine. Nella provincia di Bologna i favorevoli sono 76.276 su 76.500 votanti.
L’annessione al Regno è festeggiata dal popolo il 14 marzo mentre la proclamazione sarà il 18 marzo.

Carlo Bossoli, Farini presenta a Vittorio Emanuele II l’atto di annessione dell’Emilia al Piemonte.
Fonte: Wikimedia

Il 25 e 29 marzo si svolgono le elezioni politiche a suffragio ristretto per eleggere i rappresentanti al parlamento del Regno sabaudo. Nel primo collegio è eletto Cavour. Gioacchino Napoleone Pepoli (1825-1881), Carlo Berti Pichat (1799-1878), Marco Minghetti (1818-1886) e Rodolfo Audinot (1814-1874) sono i primi deputati bolognesi al Parlamento italiano.

Gioacchino Napoleone Pepoli, GDS, Raccolta dei Ritratti, cart. P, n. 38, ; Carlo Berti Pichat, GDS, Collezione dei Ritratti, cart. 6, fasc. 91, c. 2; Marco Minghetti, GDS, Collezione dei Ritratti, cart. 39, fasc. 102, c. 1; Rodolfo Audinot, GDS, Collezione dei Ritratti, cart. P, n. 38;
Facies. La collezione dei ritratti dell’Archiginnasio

Facendo proprio il piano di riforma messo a punto da una Commissione della Società Medica Chirurgica bolognese, Luigi Carlo Farini vara un decreto di riorganizzazione del sistema sanitario.
Dove c’era l’antico ricovero di mendicità di San Gregorio con decreto del 10 marzo 1860 viene istituito, con il sostegno di un gruppo di benefattori privati, il Regio Istituto o Ricovero di Mendicità Vittorio Emanuele II, con lo scopo di dare asilo e lavoro ai mendicanti e porre rimedio all’accattonaggio. Ha come primo presidente il marchese Luigi Pizzardi.

Il ricovero di mendicità San Gregorio. Immagine pubblicata su «Il Comune di Bologna», a. XVIII, n. 1, gennaio 1931.

 

Inizia ad abbozzarsi la vita associativa dell’Italia postunitaria: il 1° marzo nasce a Bologna la Società di mutuo soccorso tra i caffettieri, il  9 aprile viene fondata la Società operaia su impulso di Livio Zambeccari (1802-1862), patriota, carbonaro ed ex deputato della Costituente della Repubblica Romana, per incoraggiare la Fratellanza e il Mutuo Soccorso tra gli operai e promuovere la loro istruzione e moralità. Sempre in aprile è la volta della Società di Mutuo soccorso dei macellai, in maggio della Società patriottica femminile, fondata con l’intento di raccogliere sussidi per l’Unità nazionale.

Il 1° maggio Bologna conosce il suo nuovo sovrano, Vittorio Emanuele II. L’ingresso avviene da via Santo Stefano, in mezzo ad ali di folla plaudente. La pioggia rovina parzialmente i sontuosi addobbi realizzati dall’architetto Giuseppe Mengoni. Dopo la sosta a Palazzo Comunale il Re raggiunge San Michele in Bosco, sua residenza durante il soggiorno, che sarà caratterizzato da cerimonie e feste ma anche da un burrascoso incontro con Cavour. Il 4 maggio lascerà la città in treno, ma sarà nuovamente a Bologna la sera del 29 settembre a poche ore dalla capitolazione di Ancona.

Giuseppe Tivoli (1854-1925), Ritratto di Vittorio Emanuele in piedi e in alta uniforme, 1894.
Biblioteca comunale dell’Archiginnasio.

 

Il rincaro dei prezzi alimentari provoca, il 29 e il 30 giugno, dei disordini in Piazza Maggiore dove si teneva il mercato delle erbe. Interviene la Guardia Nazionale, vengono arrestati i capi della rivolta.

GDS, Cartoline Bologna, n. 4-018.
Cartoline di Bologna

Nella seduta del Consiglio comunale del 18 luglio, su proposta di Marco Minghetti, si discute l’attivazione di un Corpo di Guardie Municipali che diventerà operativo dal 1° novembre. La nuova polizia municipale avrebbe dovuto sostituire la cosiddetta G.U.B. (Guardia Urbana Bolognese) del governo pontificio, che però avevano solo compiti di rappresentanza alle cerimonie.

La G.U.B (Guardia Urbana Bolognese) in un disegno di Alessandro Cervellati per il «Il Comune di Bologna», a. XVIII, n. 7, dicembre 1958.

Ben diversi i compiti pensati per il nuovo corpo municipale che avrebbe avuto incarichi di vigilanza dei regolamenti comunali e di pubblica sicurezza, ma che avrebbe dovuto anche vigilare sulla pulizia delle strade e coadiuvare gli accalappiacani. Il modello al quale si ispira esplicitamente l’ambizioso piano di Minghetti è quello del Policeman londinese, ma  il risultato ottenuto sarà molto più modesto. La dotazione di organico è di soli 24 agenti e l’organizzazione lascia a desiderare, così che vengono chiamati dalla popolazione barbacani per il loro ruolo di protezione degli accalappiacani. La divisa di questo primo nucleo è così descritta: Berretto di panno nero con le iniziali G. M. una blouse di tela spinata color grezzo con pistagne celesti, cinturone nero con fermaglio di ottone coll’arma della Città. Calzoni di tela come sopra.
La divisa così come l’organizzazione del nuovo corpo dura poco e gia nel 1862 si ha la prima delle tante riorganizzazioni alla quale si accompagna il cambio di foggia della divisa.
Il 24 agosto diversi esponenti politici liberali, democratici e radicali bolognesi – tra essi il generale Luigi Masi, Carlo Berti-Pichat, Augusto Aglebert, Gabriello Rossi, Giuseppe Camillo Mattioli e Filippo Stanzani – si riuniscono all’Hotel Brun con l’attore Gustavo Modena e la moglie Giulia, ferventi repubblicani, per confrontarsi sulla delicata situazione politica: Garibaldi sta risalendo il Meridione e l’esercito piemontese è pronto a invadere Marche e Umbria. I convenuti decidono per una posizione unitaria in nome della prioritaria causa nazionale.

L’Hotel Brun. Immagine pubblicata su «Il Comune di Bologna», a. VI, n. 10, ottobre 1920.

Nel 1860 muoiono due insigni bolognesi che con i loro lasciti testamentari arricchiranno sensibilmente le raccolte artistiche e bibliografiche cittadine.
Il pittore, decoratore e architetto Pelagio Palagi (1775-1860) muore il 6 marzo a Torino dove aveva avuto importanti commesse dai Savoia. Lascia tutti i suoi oggetti d’arte e antichità, le medaglie, i libri, le carte e i disegni al Comune di Bologna in cambio di un terzo del valore da corrispondere ai suoi eredi.

 

Pelagio Palagi
GDS, Raccolta dei Ritratti, cart. P, n. 106.
Facies. La collezione dei ritratti dell’Archiginnasio

Ex libris di Pelagio Palagi.
Archivio dei possessori

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’11 novembre muore, a 85 anni, il professor Matteo Venturoli (1775-1860). Ordinario della cattedra di Clinica Chirurgica dell’Università di Bologna, fu tra i fondatori della Società Medica Chirurgica. Consigliere comunale si adoperò per il restauro dell’Archiginnasio e per il riordino delle raccolte della Biblioteca. Fu un appassionato collezionista e bibliofilo: la sua cospicua biblioteca, ricca di 21.000 preziosi volumi, si trova presso l’Archiginnasio.

Matteo Venturoli
GDS, Collezione dei ritratti, 57, fasc. 82, n. 1. Facies. La collezione dei ritratti dell’Archiginnasio

 

Ex libris di Matteo Venturoli.
Archivio dei possessori

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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