La resistenza alla schiavitù si manifestava fin dal momento dell’arrivo in ogni parte delle Americhe, con tentativi individuali e collettivi di fuga in vista delle coste.
Nelle piantagioni la condizione di assoggettamento schiavistico fu contestata con comportamenti e atti individuali di resistenza come il suicidio, la rinuncia ad alimentarsi, la disobbedienza a padroni e sorveglianti, il sabotaggio di beni o arnesi da lavoro, il fingersi ammalati, il furto di cibo o altri beni di consumo.
Fughe e maroon
La fuga individuale o collettiva fu per secoli la principale strategia per sottrarsi alla condizione di schiavitù. Il termine maroon indica le persone che fuggivano dalle piantagioni delle Americhe e andavano a creare comunità indipendenti ai margini delle società schiaviste.
Per più di quattro secoli queste comunità hanno costellato l’intero continente americano, dal Brasile (dove prendono il nome di quilombos) alle colonie spagnole del Sudamerica, dai Caraibi al Sud degli attuali Stati Uniti. La loro esistenza poteva durare poche settimane o molti decenni, andando a costituire comunità indipendenti con proprie istituzioni ed eserciti, guidate in genere da un re.
Palmares
Palmares fu una famosa comunità maroon nel nordest del Brasile. Sopravvisse per un intero secolo finché fu riconquistata dai portoghesi nel 1694/95. Consisteva in una federazione di villaggi, alcuni dei quali di molte migliaia di residenti, abitati soprattutto da africani originari dell’Angola, ai quali si unirono nativi, bianchi poveri e disertori portoghesi. Palmares riuscì a resistere a lungo agli assalti di portoghesi e olandesi grazie alla sua complessa organizzazione sociale, politica e militare, sotto la guida prima di Ganga Zumba e poi del leggendario Zumbi che venne infine catturato, decapitato e la sua testa esposta a Rio de Janeiro.
Il 20 novembre 2010 Zumbi è stato dichiarato eroe nazionale dal governo brasiliano e in quella data istituita la Giornata della Coscienza Nera.
Le Montagne Blu della Giamaica
In Giamaica rivolte e comunità maroon costituirono una costante della vita dell’isola. Negli anni Trenta del Settecento maroon di diverse origini si stanziarono a est dell’isola, nelle Montagne Blu. Il fallimento delle azioni militari britanniche costrinse il governatore a stringere un accordo coi maroon che prevedeva il riconoscimento della comunità in cambio della disponibilità a riconsegnare nuovi fuggitivi.
Nel 1795/96 una nuova guerra si concluse con la vittoria dei britannici e la perdita di autonomia della comunità maroon.
Per le donne resistenza poteva significare la rinuncia, attraverso l’aborto, a procreare nuovi schiavi. La scrittrice afroamericana Toni Morrison, Premio Nobel per la letteratura nel 1993, nel suo romanzo Beloved (Amatissima nell’edizione italiana, Frassinelli, 1988) ha rappresentato la radicalità di questa opposizione reinterpretando narrativamente la storia vera della schiava fuggiasca Margaret Garner, che prima di essere ricatturata uccise la figlia per impedirle di cadere in schiavitù.
La «ferrovia sotterranea»
Lo schiavo fuggiasco diventò una figura centrale negli Stati Uniti dell’Ottocento, prima e durante la Guerra di Secessione (1861-65).
La fuga comportava in genere un viaggio lungo e molto duro verso gli stati del Nord che avevano abolito la schiavitù, o verso il Canada, con il pericolo costante di essere ricatturati, anche con l’uso di cani appositamente addestrati. Nonostante ciò, si calcola che tra il 1800 e il 1865 70.000 individui siano riusciti a fuggire dalla schiavitù, grazie soprattutto alla cosiddetta Underground Railway (Ferrovia sotterranea), una rete di persone, “guide” e case sicure che assistevano il viaggio degli schiavi in fuga verso il Nord.
Insurrezioni e rivolte
Ribellioni armate contro la schiavitù hanno attraversato le Americhe da Sud a Nord, investendo tutti i regimi coloniali. Le rivolte armate costituivano la modalità di resistenza più rischiosa per gli schiavi. Governatori coloniali e piantatori non esitavano infatti ad applicare la più dura repressione militare, anche se in alcuni casi furono costretti a venire a patti, almeno temporaneamente, coi rivoltosi.
La rivoluzione di Haiti
Le insurrezioni conobbero un grande impulso dopo la prima rivolta riuscita contro il regime coloniale schiavista francese a Santo Domingo (oggi lo stato di Haiti) nel 1791. Condotta dal leader carismatico ed ex schiavo Toussaint Louverture, la ribellione si concluse nel 1804 con la conquista dell’indipendenza, l’abolizione della schiavitù e la creazione del primo stato moderno nero.
I suoi effetti si fecero sentire in tutto il continente americano. Le capacità politiche e militari dei rivoltosi sfidarono l’assunto coloniale secondo il quale gli schiavi di origine africana non sarebbero stati in grado di affermare e difendere la loro libertà e di autogovernarsi.
Lo spettro di “un’altra Haiti” cominciò ad aggirarsi per le piantagioni americane.