Fra le note

 

Archivio Merianin – «Anche la descrizione diventa pittura» è stato detto del lavoro di Merianin e queste tavole nascono come pagine scritte da disegni e illustrate da testi,  Partendo dalle note che Merianin inserisce in calce ai testi descrittivi sono state rintracciate le opere degli autori citati e le immagini della pianta corrispondente. Ad esse si sono affiancate altre suggestioni sempre desunte dalle parole di Merianin, come la collana di fiori nella tavola dell’Althea, l’allusione all’uso che le donne schiave facevano durante il parto del Flos Pavonis, gli “ornamenti” sulla pelle.

Quando parla delle piante Merianin le collega sempre all’habitat di appartenenza: foresta, palude, campo o giardino di casa dove a volte le trasferisce dopo averle fatte estirpare dai suoi aiutanti amerindi. Alcune specie sono già note in Europa, in quanto già oggetto d’importazione, altre sono sconosciute e la loro rappresentazione costituisce un primo reportage sulla botanica surinamese. Nelle note descrittive a corredo del disegno, il nome della pianta è indicato in lingua amerinda e/o olandese. Nel riportare le sue osservazioni, Merianin non tralascia di riferire anche abitudini della popolazione nativa senza esibire alcun senso di superiorità ma con un atteggiamento di empatia che si amalgama al racconto di un vissuto quotidiano: come si curano le ferite e si dipingono la pelle, come costruiscono le case, con quale pianta realizzano le palizzate o le amache, come cucinano animali e frutti. In calce alla maggior parte delle tavole, è introdotta una nota erudita dove viene riportato anche il nome in latino. Questa parte è redatta grazie alla consulenza di Caspar Commelin, conservatore dell’Hortus Medicus di Amsterdam; sua è anche l’indicazione della presenza o meno della pianta nell’Orto botanico della città e l’informazione circa la sua inclusione nei trattati di botanica, soprattutto extraeuropea. Queste note permettono di collegare le scoperte e le osservazioni di Merianin con quelle di altri naturalisti. Fra i nomi di studiosi citati nelle note delle Metamorphosis e che non compaiono nei prossimi esempi, segnaliamo il botanico tedesco Paul Herman, il medico e naturalista britannico Hans Sloane, il religioso e botanico francese Charles Plumier, l’italiano Giovan Battista Ferrari e il botanico e medico svizzero Johann Bauhin.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Raccolte dell’ArchiginnasioKetmia rappresentata nella tavola XXXVII delle Metamorphosis e quella nel volume del botanico francese Joseph Pitton Tournefort, citato da Merianin nella nota alla pagina.

Raccolte dell’ArchiginnasioPomum Sodomae della tavola XXII delle Metamorphosis e la stessa indicata come Solanum barbadense spinosum rappresentata nell’opera del botanico inglese Leonard Plukenet, Phytographia, pubblicata a Londra fra il 1691 e il 1699. Si tratta di uno straordinario corpus di immagini di rarità botaniche di tutto il mondo, oltre 2700 figure di specie spesso inedite, costituito unicamente da tavole calcografiche.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Raccolte dell’ArchiginnasioMarmelade Doosies Boom della tavola XLIII delle Metamorphosis è la stessa pianta raffigurata con il nome di Janipapa nel volume Historia Naturalis Brasiliae di Willelm Piso e Georg Marggraf (Amsterdam 1648). La pianta è la Duroia eriopila (L.), originaria del sudamerica settentrionale e che la bellissima farfalla è la Eurytides protesilaus (L.) che Merianin scrive essere «conosciuta in Olanda come la Page de la reine». Scrive ancora Merianin a proposito della pianta: «sugli steli legnosi cresce un’escrescenza irsuta con piccole corna arrotondate che vengono utilizzate in medicina come trattamento per le infezioni polmonari». La stessa pianta è indicata col nome di Panichika-Maran, nel libro Hortus Indicus Malabaricus di Hendrik Adriaan van Reede tot Drakenstein.

Hendrik Adriaan van Reede tot Drakenstein, Hortus Indicus Malabaricus, Amsterdam, Joannes van Someren & Johannes Dyck, 1678-1703
BCABo, 11.K*.I.1-4

 

Raccolte dell’Archiginnasio – L’imponente opera dal titolo Hortus Indicus Malabaricus è un esempio di come la Compagnia delle Indie Orientali, nell’ambito della propria azione di espansione militare e commerciale, fu artefice di importanti occasioni di sviluppo per la ricerca naturalistica. L’autore, un nobile militare al servizio della Compagnia, partecipò alla conquista del Malabar, in India occidentale. Diventato comandante della regione, avviò uno studio sulla flora locale avvalendosi della collaborazione di disegnatori, medici e speziali e del religioso italiano Pietro Foglia che mise a disposizione dell’opera i suoi bozzetti e le sue cognizioni di botanica e farmacopea. Composta da 12 volumi, l’opera contiene la descrizione di 740 piante con l’indicazione del nome locale, l’habitat, la distribuzione, il periodo di fioritura e di fruttificazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Raccolte dell’ArchiginnasioRocu della tavola XLIV delle Metamorphosis. Nelle note Merianin riporta che il nome della pianta indicato in Horti medici Amstelodamensis è «Orleane vel Orellana» e parla di “ornamenti” sulla pelle che però non descrive, ma che le avranno fatto riaffiorare l’immagine della donna tatuata di Theodor de Bry sicuramente conosciuta attraverso il patrimonio librario della biblioteca di famiglia.

 

La donna tatuata è contenuta in uno dei volumi dedicati all’America dei Grands Voyages di Theodor de Bry. La fonte dell’immagine è stata individuata nel quadro La giovane donna dei Pitti (1585/88) dell’illustratore e cartografo francese Jacques Le Moyne de Morgues, dalla cui vedova de Bry acquistò i disegni per il secondo volume della sua opera dedicato all’America. I Pitti erano una popolazione di origine celtica che usava dipingersi o tatuarsi il corpo: de Bry, accostandoli alle popolazioni native dell’America, contribuisce a fondare l’idea che andava prendendo piede e che s’impose durante tutto il Seicento, di un’associazione fra l’immagine del corpo tatuato e lo straniero.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Archivio Merianin La natura può anche essere minacciosa e con effetti devastanti per il mondo animale. Nella tavola XVIII delle Metamorphosis del ramo di Guajava, è rappresentata una scena complessa e movimentata dominata da formiche e ragni di cui uno sta divorando un colibrì. Il ragno raffigurato vive nelle regioni settentrionali del Sudamerica e si dice si cibi di invertebrati e occasionalmente di piccoli vertebrati e uccelli. Pare che Carl von Linné (Linneo), nel suo Sistema naturae (1758), classifichi questi ragni come Aranea Avicularia, ragno mangiatore di uccelli, basandosi anche sulle osservazioni di Merianin.