Il Suriname in Frisia

Archivio MerianinI colori della brumosa terra di Frisia per fondere due luoghi: la provincia settentrionale dei Paesi Bassi e la tenuta del castello di Walta, sede della comunità dove Merianin visse per cinque anni. Proprio al centro di questa umida e piatta regione del nord Europa avvenne il suo primo contatto con il Suriname. Le ragioni vanno ricercate nelle attività della famiglia proprietaria della tenuta e del castello, gli Aerssen van Sommelsdijck, ritratti a destra accanto allo stemma della Società del Suriname. Sotto il cartiglio «Frisia occidentalis», un paesaggio più recente della Friesland tratto da una cartolina di inizio ‘900: non pare cambiata molto l’atmosfera dal XVII secolo.

Il disegno a inchiostro del castello e della tenuta di Walta (nell’illustrazione in alto a destra) è stato realizzato nel 1686 dal marito di Maria Sibylla, Andreas Graff, ed è conservato nell’Archivio di Stato di Norimberga. La sua grande precisione permette di comprendere l’organizzazione degli spazi e di farsi un’idea della vita nella comunità. Nel sito che il Municipio di Norimberga ha dedicato a Maria Sibylla Merian in occasione dei 300 anni dalla sua morte è possibile leggere la decifrazione della legenda sulla destra del disegno, da cui si ricavano la posizione del castello a tre piani (R) e la funzione degli altri edifici agricoli e fabbricati residenziali fra cui una birreria (P), il luogo di lavoro del bottaio (N), la farmacia (C), la lavanderia (H), oltre a mulini a vento, giardini e ponti e altre stanze dove si predicava nelle varie lingue parlate dai fratelli e dalle sorelle che vivevano nella comunità. Il castello era circondato da alberi ad alto fusto, gli stessi rappresentati nel riquadro a sinistra assieme al portale d’entrata che conduceva alle dimore dei Sommelsdijck. Il paesaggio attorno a Walta, come ci racconta Merianin, era composto da «bellissimi prati spesso falciati tutt’intorno e oltre questi canali».

 

 

La vita a Walta è importante per la storia di Merianin per vari motivi: lì si dedicò allo studio del latino, degli insetti, degli animali, delle piante e degli anfibi della brughiera dando grande impulso al suo diario di osservazioni, il Libro degli Studi,  ma soprattutto è lì che sentì parlare del Suriname per la prima volta.

 

 

 

 

 

 

Archivio Merianin Cornelis van Aerssen van Sommelsdijck, militare di carriera e diplomatico appartenente a una ricca famiglia di Amsterdam, divenne proprietario del castello di Walta e lo concesse alle sorelle che lo misero a disposizione dei Labadisti, comunità religiosa protestante di cui erano seguaci.
Cornelis acquistò un terzo della quota della Società del Suriname e, divenutone il governatore, partì per raggiungere quelle terre. Assegnò poi ad alcune decine di labadisti diversi terreni presso il fiume Suriname, battezzando la colonia col nome di Providence. Da lì arrivavano a Walta lettere e notizie in cui ci si lamentava di clima, zanzare, insetti, formiche, malattie, decessi e disordini fra gli eletti, insieme con esemplari di flora e fauna. Nel castello si costituì, quindi, una collezione di rarità esotiche, fra le quali c’era, pare, anche un serpente imbalsamato dagli indiani del Suriname.

 

 

 

Archivio Merianin – Colori drammatici per la scena (tratta da un’incisione anonima del XVIII secolo) dell’omicidio di Cornelis van Aerssen van Sommelsdijck avvenuto nel 1688 per mano degli stessi soldati olandesi che si ribellarono all’idea di dovere lavorare alle fortificazioni e ai canali come se fossero schiavi. Il fatto viene riportato in vario modo a seconda dagli autori: c’è chi racconta di un’aggressione violenta in cui morì anche il comandante delle truppe, Laurens Verboom, e chi invece afferma che Cornelis fu attaccato mentre camminava pacificamente. Si legge anche che Verboom era «un uomo così amato in tutto il mondo, poiché il signor Van Sommelsdijck era odiato per la sua scortesia e durezza». Ciò non toglie che Cornelis fu promotore di alcuni importanti lavori pubblici per il miglioramento delle condizioni della colonia olandese: chiuse, canali, terrapieni dighe.

 

 

La Società del Suriname era una compagnia coloniale fondata ad Amsterdam nel 1683. Oltre alla gestione amministrativa e alla protezione militare, garantiva il reclutamento dei nuovi coloni e la fornitura di schiavi di origine africana alle piantagioni. Nel primo stemma gli emblemi dei fondatori: la città di Amsterdam (in alto al centro), quello della West Indische Compagnie (a sinistra) e quello della famiglia Sommelsdijck (a destra). Quest’ultimo è destinato a scomparire in versioni successive, come in quella inserita nella mappa dell’Archivio Merianin: ai lati appaiono due uomini del Suriname che reggono lo scudo così com’è ancora oggi nello stemma del paese.

Jan Jansson, Atlas novus sive Theatrum Orbis Terrarum, tomus secundus, Amsterdam, Jan Jansson il vecchio, 1656/1660
BCABo, 18.D.V.7

Raccolte dell’Archiginnasio – La mappa della Frisia occidentale, che ha ispirato quella nell’Archivio Merianin, fa parte dell’Atlas Novus, una delle più alte espressioni della scuola cartografica olandese del Seicento. Non si tratta di una semplice raccolta di carte già edite e con caratteristiche e provenienza eterogenea ma di un insieme organico e uniforme, particolarità che lo rendono un atlante moderno. L’autore, Jan Jansson, apparteneva ad una delle più importanti famiglie di autori-editori di Amsterdam dove operava pur avendo alcune librerie fra cui una a Francoforte.
Nel XVII secolo gli atlanti ebbero una grande diffusione e i Paesi Bassi ne diventano il centro di maggior produzione attraverso l’opera di diverse dinastie di cartografi a volte rivali fra loro. Erano estremamente accurati sotto l’aspetto tipografico e artistico con rilegature preziose e colori vivaci, decorazioni policrome che, senza diminuire il loro ruolo scientifico, ne aumentavano il valore commerciale. Disponibili in più lingue per tutto il Seicento, gli atlanti furono diffusi in molte città europee, in varie edizioni anche grazie a una capillare distribuzione. Rispondono alla domanda proveniente da una committenza benestante, moderna e curiosa e diventano, assieme alle carte murali, oggetti simbolo che rafforzano l’immagine e il prestigio di chi li possiede.