La Signora del Suriname

 

Archivio Merianin Claes Janszoon Visscher, editore, incisore, disegnatore e cartografo olandese del XVII secolo, nel volere rappresentare l’omaggio alla città di Amsterdam da parte delle altre terre del mondo, ambienta la scena sulle rive nord del fiume Ij consegnandoci tutta l’atmosfera dei traffici di un porto internazionale: la movimentazione delle merci, i bauli, le casse, i vari contenitori fra animali, piante, oggetti, tessuti e persone dalla foggia esotica.

 

Gli indiani orientali e i cinesi portavano pietre preziose, noce moscata, porcellana e seta, Merianin portò con sé insetti, piante, farfalle e altri animali fra cui il rospo del Suriname, di cui è la prima a fornire una descrizione visiva e scritta. In basso il corpo della femmina dell’animale (Pipa pipa, L.) è estratto dalla tavola LIX delle Metamorphosis: il dorso è cosparso di uova, girini e piccoli rospi usciti a metà dalla membrana di protezione costituita dalla pelle della madre che, una volta cresciuti a sufficienza, i giovani rospi romperanno per uscire.

 

 

 

Frederick Ruysch, Opera omnia anatomica, Amsterdam, 1744
BCABo, 10.G.III.8

 

 

Raccolte dell’Archiginnasio – Nell’illustrazione a lato, nel vaso che Frederich Ruysch ha decorato con composizioni di elementi naturali, il rospo è conservato nel famoso “liquor balsamicum”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Madre e figlia sbarcano ad Amsterdam il 23 settembre in compagnia di una donna amerinda di cui non si conosce il nome e che probabilmente fornì ulteriori dettagli sulle piante e sugli animali durante la realizzazione dell’opera di Merianin sugli insetti del Suriname. Aveva portato con sé tutti gli animali che non aveva potuto disegnare: «per conservarli, serpenti e creature di quel tipo, vanno riposti in barattoli di vetro con del normale brandy e sigillati con legno di sandalo. Per le farfalle si deve riscaldare sulla fiamma la punta di uno spillo e, quando è rossa e rovente, infilarla nel corpo delle farfalle; esse muoiono immediatamente e senza danni per le ali. Poi si coprono le scatole con del lardo per tenere lontani i vermi che le consumerebbero». Preoccupata di reperire i fondi necessari per la pubblicazione del libro, Merianin cercò sottoscrittori nella cerchia delle sue conoscenze in Olanda, Germania e Gran Bretagna. Per sostenere i costi della pubblicazione accettò anche commissioni di altri  editori e incentivò il commercio di rarità esotiche. Merianin impiegò quattro anni per la realizzazione del suo libro, di cui almeno il primo dedicato alla trasposizione su pergamene acquerellate di quanto osservato, e in parte già predisposto, in  Suriname, creando così i modelli per la realizzazione delle 60 matrici da incidere.

Avendo ricevuto poche prenotazioni del libro, lo pubblicò solo nella versione parallela in olandese e in latino, rinunciando alla versione in tedesco e in inglese e lo fece a proprie spese, diventando editrice di se stessa. Metamorphosis insectorum Surinamensium uscirà ad Amsterdam nel 1705 in 60 copie.

Il libro fu ben accolto nell’ambiente dei naturalisti contemporanei, ma non ebbe il successo di vendita sperato e Merianin poté appena coprire le spese del viaggio. Nel tempo giunsero anche delle critiche fra cui la mancanza dei nomi degli animali e quella di avere inserito, in un’opera che si reputava scientifica, osservazioni personali e annotazioni poco attinenti con l’entomologia. Il suo approccio non fu sempre compreso dai contemporanei. Merianin avrebbe voluto realizzare una seconda edizione ampliata delle Metamorphosis, cosa che si concretizzò solo dopo la sua morte avvenuta nel 1717. Sarà la figlia Maria Dorothea a curare, nel 1719, la seconda edizione presso Johannes Oosterwijk ad Amsterdam aggiungendo le 12 tavole che la madre non aveva fatto in tempo a realizzare. Una successiva edizione è pubblicata nel 1726 all’Aia da Pierre Gosse, sempre grazie alla supervisione
della figlia. Si tratta della prima traduzione in francese e comprende le 72 tavole della seconda edizione. L’opera verrà  nuovamente pubblicata ad Amsterdam nel 1730 dall’editore Frédérick Berbard, con stesso numero di tavole ma testo solo in olandese e con carattere più piccolo, forse per risparmiare. L’ultima edizione è del 1771 a Parigi per i tipi di Louis Charles Desnos. Merianin dovette rinunciare a un secondo volume dedicato agli anfibi e ai rettili perché troppo costoso e probabilmente anche per il sopravanzare dell’età.

Merianin incise personalmente solo queste tre tavole delle 60 di cui si compone la prima edizione delle Metamorphosis: per le altre affidò i propri disegni preparatori a Joseph Mulder, Pieter Sluyter e Daniel Stopendaal fra i migliori incisori di Amsterdam, ognuno dei quali firmò le proprie lastre. Colorò invece personalmente, aiutata dalla figlia Maria Dorohea, le tavole che vendeva anche sciolte e a un prezzo maggiorato rispetto a quelle in bianco e nero.

Archivio MerianinLe riproduzioni, in cianotipia, di tre delle illustrazioni realizzate dagli incisori a cui Merianin affidò i propri disegni.

Raccolte dell’Archiginnasio – Alcune fasi del lavoro di realizzazione di una matrice e di una stampa calcografica: come si impugna e si utilizza un bulino, lo strumento utilizzato da Merianin per incidere le lastre di rame, e quali sono le ultime fasi della stampa al torchio: sul piano del torchio sono stati posizionati la lastra incisa e inchiostrata e, sopra, il foglio inumidito; la pressione del rullo azionato a mano permette all’immagine inchiostrata di essere raccolta dal foglio che, infine, viene steso ad asciugare. L’immagine così stampata risulterà speculare rispetto a quella della lastra, ma se si riposiziona sul foglio della prima stampa ancora fresca un secondo foglio inumidito e lo si ripassa sotto il torchio, la seconda immagine avrà lo stesso orientamento di quella della lastra e mostrerà le linee più deboli e l’assenza di segni di pressione. Questa seconda stampa viene chiamata controstampa, una pratica che Merianin era solita utilizzare per ottenere più copie di una stessa matrice e immagini maggiormente idonee alla coloritura all’acquerello senza doverle ridisegnare, ottimizzando i tempi e moltiplicando la possibilità di vendite.

Archivio Merianin Anche Matthaeus Merian ha rappresentato un atelier di incisione e stampa. Questa illustrazione è la replica di una sua incisione, contenuta nell’edizione del 1641 in lingua tedesca della Piazza universale di Tommaso Garzoni. In primo piano la figura di un uomo che incide col bulino un disegno sulla lastra di metallo; sullo sfondo, il torchio in azione e le stampe appese ad asciugare.