Le mappe sono storie

 

Archivio MerianinUn viaggio di 8.000 chilometri, le rotte, le paure, le attese e il bagaglio di Maria Sibylla: in una carta geografica tutte queste informazioni hanno modo di organizzarsi e darsi alla visione contemporaneamente. Per la rappresentazione del continente americano si è ancora una volta attinto dal serbatoio di carte geografiche contenute in uno dei più famosi atlanti olandesi del XVII secolo.
Fra le varie suggestioni dell’illustrazione, nei medaglioni posti ai quattro angoli sono collocati gli strumenti di lavoro che avranno fatto parte del bagaglio di viaggio: pennelli, conchiglie per i colori, compassi così come figurano dipinti in un’allegoria di Arte e Scienze che, proprio per il tema rappresentato, è parsa una fonte iconografica particolarmente pertinente.
Sono poi stati aggiunti reticelle, vasi per la conservazione, ceste e l’inseparabile Libro degli Studi che Merianin portò con sé per annotare e disegnare le sue osservazioni.
La rotta generalmente seguita per raggiungere le coste del continente americano passava per Madeira, le Isole Canarie e quelle di Capo Verde.

 

Willem Jansz Blaeu – Joan Blaeu, Theatrum orbis terrarum sive Atlas novus, pars secunda, Amsterdam, Joan Blaeu il vecchio & Cornelius Blaeu, 1640
BCABo, 18.D.II.10

 

 

Raccolte dell’Archiginnasio – L’America del Theatrum orbis terrarum, opera dei cartografi e editori olandesi Willem e Joan Blaeu è realizzata in anni in cui è ormai in gran parte colonizzata dagli Europei. La carta è molto accurata e splendidamente decorata con bordi ricchi di immagini: nei riquadri laterali gli abitanti indigeni sono ritratti in pose esotiche per gli occhi degli europei; nella parte superiore sono racchiuse in ovali le planimetrie delle principali città del Mondo Nuovo.

 

 

 

 

 

Grands Voyages, Biblioteca Bodmeriana, Biblioteca digitale della letteratura mondiale, Fondazione Martin Bodmer, Ginevra

 

 

Il frontespizio inciso da Matthaeus Merian per l’edizione del 1634 dei Grands Voyages è decorato con tredici medaglioni relativi ai principali viaggi narrati nell’opera. Merian raccomanda di seguire la cronologia dei viaggi raccontati, iniziando con la scoperta delle Indie Occidentali da parte di Cristoforo Colombo (1492) e terminando con il viaggio intorno al globo di Jacques L’Hermite (1623-24).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Unione di scienze e arti in una rappresentazione simbolica. Il tema è esplicitato nella didascalia «Hermatena» e dal motto in latino «Nessuno ha un’avversione per l’arte, tranne chi non ne sa nulla». La dea della saggezza è rappresentata dal gufo che trattiene il bastone coi due serpenti attorno a un pennello, versione pittorica del caduceo di Mercurio, dio dell’Eloquenza, della Geometria, della Musica, della Letteratura e delle Belle Arti. A lui fanno riferimento gli strumenti che appartengono alle varie forme d’arte come il pennello, il compasso, la conchiglia. L’autore è il fiammingo Georg Hoefnagel: il naturalismo dei suoi disegni botanici e di animali fu modello per una successiva generazione di artisti olandesi e fiamminghi.

 

 

 

 

 

Archivio MerianinLa notte di un viaggio transoceanico con grossi pesci volanti «dalle ali membranacee come a forma di pipistrelli» così come li rappresenta Theodor de Bry nei suoi Viaggi. Per la nave mercantile della Compagnia delle Indie Occidentali il modello è stato un’incisione dell’olandese Reinier Nooms, noto disegnatore di marine del Seicento. A sovrastare il tutto, la vastità del cielo nell’emisfero australe da una mappa celeste olandese contenuta in uno degli atlanti più spettacolari della seconda metà del XVII secolo. Al centro della calotta sferica l’astrolabio, lo strumento in grado di rappresentare i fenomeni celesti diurni a qualsiasi latitudine e per qualsiasi data, è in forma di volvella: i dischi di carta si possono ruotare come nello strumento reale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I pesci volanti o pesci rondine (Exocoetidae) sono diffusi in tutti gli oceani ma si trovano in grande abbondanza nei mari caldi; la loro presenza fece breccia nelle menti dei viaggiatori che li raffigurano e descrivono spesso nei loro resoconti. Li troviamo infatti nei Grands Voyages di de Bry e, quasi due secoli dopo, nella narrazione che John Gabriel Stedman fece della sua permanenza in Suriname alla fine del 1700. Scrive Stedman: «il 20 di gennaio osservammo un gran numero di pesci volanti della specie dell’exocetus volitans di Linneo, la cui configurazione accostasi molto a quella di un’arringa. Trovasi spesso pesci di tale specie sopra vascelli (…) Nessun altro pesce ha forse una sorte più infelice: egli è al tempo stesso preda di animali pennuti, e spesso incontra la sua morte in quell’elemento a cui si è abbandonato per la sua sicurezza».

Andreas Cellarius, Harmonia macrocosmica seu Atlas universalis et novus, totius universi creati cosmographiam generalem, et novam exhibens, Amsterdam, Jan Jansson il vecchio, 1661
BCABo, 18.D.V.12

 

 

Raccolte dell’Archiginnasio– Interpretazione classica delle costellazioni viste nell’emisfero australe. La carta celeste colorata a mano con stelle evidenziate in oro è tratta dall’atlante celeste di Andreas Cellarius, l’unico del genere pubblicato nei Paesi Bassi nell’età d’oro della cartografia.

 

 

 

 

 

 

 

Robert Dudley, Arcano del mare, Firenze, Giuseppe Cocchini, 1661
BCABo, 18.D.II.5

 

 

 

Raccolte dell’Archiginnasio – «Stromento dei flussi» che serviva per la misurazione delle maree contenuto in Arcano del mare, opera in due volumi, compendio di tutte le conoscenze del tempo su cartografia, costruzione di strumenti per la navigazione e cantieristica navale. Le splendide incisioni delle pagine interne sono organizzate in volvelle, dischi rotanti sovrapposti e fissati alla pagina con una o più cordicelle per consentire la rotazione di  ciascuno intorno al proprio asse. Queste tecniche di comunicazione attivano diverse e inattese modalità di fruizione oltre la lettura, e rispondono all’esigenza, che annuncia l’Illuminismo, di un’osservazione diretta e pratica, di un coinvolgimento fisico dell’osservatore nell’interazione con i fenomeni e gli oggetti della natura.

 

 

 

 

 

 

 

A map of Surinam in John Gabriel Stedman, Narrative of a five years expedition against the revolted Negroes of Surinam, from the year 1772 to 1777, elucidating the history of that country and describing its productions, Londra, J. Johnson, 1796
BCABo, 18*.M.II.16

La colonia del Suriname è stata sotto il dominio olandese dal 1667, quando fu ceduta dagli inglesi in cambio di Nuova Amsterdam (la futura New York) fino alla proclamazione dell’indipendenza nel 1975. Geograficamente si estende fra la Guyana e la Guyana francese a est, si affaccia sull’Atlantico lungo la costa settentrionale del Sudamerica, ha una superficie complessiva di 141.000 chilometri ma solo la striscia lungo la costa è coltivata, il resto è dominato dalla foresta vergine. Questa grande mappa è posta all’inizio del primo dei due volumi redatti dal capitano scozzese John Gabriel Stedman che si recò in Suriname dal 1772 al 1777 per affrontare una rivolta delle popolazioni nere deportate.
Ai tempi di Merianin la popolazione complessiva europea era costituita da olandesi protestanti, ebrei tedeschi e portoghesi; pochissime le famiglie inglesi rimaste dopo il passaggio della colonia all’Olanda, mentre era in aumento il numero di rifugiati ugonotti. Se i bianchi europei erano presenti nell’ordine di qualche centinaio, per quanto riguarda la popolazione di origine amerinda e africana si parla di qualche migliaio. Gli aruachi erano quelli che avevano più contatti con gli europei, gli schiavi di origine africana venivano impiegati principalmente per la coltivazione della canna da zucchero.

 

L’agglomerato urbano di Paramaribo ritratto nel XVIII secolo dal cartografo olandese Reiner Ottens con, in primo piano, Forte Zeelandia ben visibile da chi veniva dal mare. Il nome «Nieuw-Middelburg» dell’iscrizione non prese mai piede mentre si diffuse quello probabilmente derivante dal nome del villaggio indiano vicino al forte, citato negli scritti più antichi come Parmirbo, Parmurbo, Pramorabo.

 

 

 

 

 

Archivio Merianin Cartoline degli anni ’50 gli edifici sono ancora prevalentemente in legno con molte influenze olandesi. Dal luglio 2002 il centro storico di Panamaribo è stato inserito nell’elenco dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.