Un Mo(n)do nuovo

Archivio Merianin L’incontro con il Suriname fu sicuramente emozionante: l’esuberanza dei colori, le dimensioni della natura, il clima esageratamente umido e caldo avranno avuto effetti anche destabilizzanti su Merianin ma una grande diligenza e la sua instancabile operosità l’avranno aiutata a mantenere il ritmo delle attività quotidiane. Bisognava, infatti, raccogliere bruchi e farfalle, serpenti, piccoli coccodrilli, rane ma anche ragni e altri insetti, descriverne le forme e i colori, osservarli e annotare le loro fasi trasformative; occorreva disegnare le piante prima che si seccassero e che morissero per effetto del clima. Questi paesaggi onirici e visionari colgono due situazioni estreme: la luce accesa del cielo equatoriale e l’oscurità della foresta vergine. Sono stati realizzati scomponendo e ricomponendo i particolari delle tavole di Merianin, senza preoccupazioni di restituzione cromatica o pertinenza fra animali e piante, facendo lievitare le forme diventate enormi e insolite, così come saranno apparse anche a Merianin.

In una delle tavole, dietro il paesaggio vegetale, s’intravvede l’insediamento di Jodensavanne, comunità di ebrei sefarditi dediti, come la maggior parte degli europei che abitavano il Suriname, alla coltivazione della canna da zucchero. La litografia da cui è tratta fu realizzata dal belga Pierre Jacques Benoit durante un viaggio in Suriname nel 1830, due anni prima che l’insediamento fosse distrutto da una rivolta di schiavi, ed è pubblicata nel volume Voyage à Surinam dove racconta la sua esperienza corredandola di illustrazioni e disegni di proprio pugno.

È la stessa Merianin a informarci, nella prefazione delle Metamorphosis, sulle caratteristiche del suo lavoro: in ogni pagina la pianta al centro è circondata o abitata dall’insetto che di lei si nutre rappresentato nei vari stadi di sviluppo: uovo, larva, bruco, pupa e animale alato. In un’epoca ancora dominata dai più rigidi sistemi di classificazione, la rappresentazione della natura di Merianin registra la relazione tra le specie animali e vegetali, non trattate separatamente, e offre una visione simultanea di ciò  che non avviene nello stesso momento, ovvero i vari stati del processo di metamorfosi. Il mondo naturale di Merianin si configura come una rete interconnessa di esseri viventi.
Le tavole sono di grande impatto visivo anche in virtù della dimensione del foglio (35 x 56 cm) che permette la rappresentazione di quasi tutti gli elementi a grandezza reale. Le illustrazioni sono accompagnate da un testo descrittivo dal tono colloquiale, come già accadeva nel Libro dei bruchi: si tratta di osservazioni su date, luoghi, cambi di stato dell’animale, nomi e caratteristiche delle piante compreso, quando conosciuto, il loro utilizzo. Nel descrivere a parole ciò che osserva direttamente, Merianin ricorre a elementi di paragone conosciuti (frutta e piante europee) per rendere comprensibili sapori e forme nuove e spesso sconosciute.

 

 

Tavola XX
«Nell’aprile del 1700 in Surinam, nella piantagione della signoria Soomelsdyk, vasta terra chiamata Providentia, ero intenta a osservare alcune specie di insetti. Mentre passeggiavo ho incontrato un boschetto di Gummiguttae selvatiche. In questa tavola ne riproduco un ramo. Somiglia molto alla betulla europea, con la sua corteccia striata di bianco. Incidendo la corteccia si può notare la fuoruscita della gomma, che non sarà necessario descrivere, essendo ben conosciuta dai più. È proprio su quest’albero che ho trovato un grosso bruco a striscie verdi e nere; l’ho nutrito con foglie di Gummiguttae fino alla fine di aprile quando cominciò a costruirsi un grande bozzolo color legno per diventare successivamente crisalide e dar vita il 3 giugno, a una bella  farfalla come quella che ho dipinto in volo e in riposo. Durante la metamorfosi il bruco era diventato rosso perdendo man mano il suo colore.»

 

Traduzione da: Suriname, ovvero Avventure nella Guyana olandese alla caccia di schiavi fuggiaschi e di insetti tropicali, testi di John G. Stedman, G. Verschuur, con le incisioni acquarellate di Maria Sibylla Merian, Milano, F. M. Ricci, 1992

 

 

 

 

 

 

 

Tavola XXXIV
«L’uva cresce a profusione nel Surinam, nella varietà rossa, verde e bianca. Qui mi soffermerò su quella rossa. Solo sei mesi dopo avere piantato i vitigni si possono raccogliere i frutti. Ripetendo l’operazione ogni mese si avrà uva tutto l’anno. È veramente deplorevole che non si trovi nessuno disposto a coltivarla, perché non solo non ci sarebbe più bisogno di importare il vino, ma si potrebbe perfino esportare, soprattutto nei Paesi Bassi. Ciò sarebbe stato possibile già da molti anni. Sui rami della vite ho trovato il 26 agosto numerosi bruchi uguali a quelli che ho riprodotto nella tavola, che si nutrivano delle foglie della vite stessa. Sono marroni con un bell’ornamento bianco, sono rapidi grandi e mangiatori e producono escrementi voluminsi e abbondanti. Nella parte posteriore hanno una zona nera con al centro una pellicina bianca, brillante come il cristallo, che si muove  ritmicamente con il respiro del bruco stesso. Il signore Lauwenhoek pretende di aver visto occhi in questo tipo di bruco, ma io non ne ho potuti osservare, pur avendo avuto esemplari voluminosi.
Il 26 agosto 1700 uno di questi bruchi si è avviuppato in una delle foglie della vite in modo assai strano e si è trasformato in crisalide protetto da questo riparo; il 15 settembre la crisalide ha lasciato il posto a una bella falena verde con le ali posteriori colorate di blu e di rosso.»

Traduzione da: Suriname, ovvero Avventure nella Guyana olandese alla caccia di schiavi fuggiaschi e di insetti tropicali, testi di John G. Stedman, G. Verschuur, con le incisioni acquarellate di Maria Sibylla Merian, Milano, F. M. Ricci, 1992

 

 

 

 

 

 

 

Tavola XII
«In America questo frutto è chiamato Banana ed è frequente quano le mele nei Paesi Bassi. Anche il suo sapore è piacevole al pari della mela. Inoltre la banana è buona sia cotta che cruda; quando non sono ancora mature sono verdine; quelle mature invece sono color giallo limone dentro e fuori. La scorza è spessa quanto quella dei limoni. Crescono a caschi. Durante la fioritura presenta bellissimi fiori a cinque petali color rosso sangue spessi quanto il cuoio, con una rugiada bluastra sull’altro verso. I fiori e i frutti appaiono nello stesso periodo. Il casco è molto grande e un uomo riesce a portarne uno alla volta. Il tronco è spugnoso come il carbone ed è composto da più strati. I germogli crescono nel giro di sei mesi fino a 13 piedi di altezza, in proporzione spessi quanto un grosso pino. Su quest’albero ho trovato un bruco verde chiaro e l’ho nutrito con quelle stesse foglie fino al 21 aprile, quando si è spogliato della sua pelle, per diventare crisalide e il 10 maggio per trasformarsi in una bella falena.»

Traduzione da: Suriname, ovvero Avventure nella Guyana olandese alla caccia di schiavi fuggiaschi e di insetti tropicali, testi di John G. Stedman, G. Verschuur, con le incisioni acquarellate di Maria Sibylla Merian, Milano, F. M. Ricci, 1992

 

 

 

 

 

 

 

 

La Morpho blu (Morpho Menelaus, L.) ritratta nella tavola VII deve la sua particolare colorazione blu alla conformazione della superficie delle ali, caratterizzate da una struttura frattale che annulla tutte le lunghezze d’onda eccetto quella del blu. Non esistendo pigmenti naturali di questo colore, questo fenomeno è il solo caso in cui è possibile vedere il colore blu in natura. Merianin fu molto affascinata da queste farfalle dal volo cangiante: le inserisce in almeno due tavole, del Melograno e del Nespolo, e scrive: «valeva la pena osservare coi propri occhi, perché descriverle è impossibile».