[Ritratto del cardinale Reginald Pole]
[S.l., s.n., 1620-1650 ca], incisione (dimensioni originali: 16,4 x 11,2 cm)
L’originale è conservato presso il British Museum (Prints & Drawings, inventario: O,3.136) ©Trustees of the British Museum.
Mi sia dunque consentito esporre l’impressione che ho potuto riportare di colui che senza dubbio è da considerarsi l’ispiratore di questa congrega, ovvero il cardinale inglese Reginaldo Polo. Egli gode della limpida fama di martire della cattolicità, per esser dovuto scappare dalla sua terra a causa dello scisma perpetrato da Enrico VIII e questo rende arduo sollevare qualunque genere di sospetti sulla sua ortodossia. È uomo colto e raffinato, incapace di sospetto e mala fede, genuino sostenitore della possibilità di avviare un dialogo con i protestanti al fine di ricondurli nell’alveo di Santa Romana Chiesa.
Lettera inviata a Napoli dalla città pontificia di Viterbo, indirizzata a Gianpietro Carafa, datata 1 maggio 1541.
Reginald Pole non compare mai direttamente sulla scena del romanzo, ma è una presenza continuamente evocata dalle parole dei protagonisti e in particolare nelle lettere della spia Q. Nel sistema dei personaggi che si configura nella terza parte del romanzo, Pole è l’antagonista principale di Carafa, ripetendo a un più alto “grado gerarchico” l’opposizione esistente fra il protagonista dai mille nomi e lo stesso Q. Il conclave del 1549-1550 è il momento in cui questa rivalità diviene manifesta e pubblica, nella finzione come nella realtà storica, abbandonando almeno temporaneamente le cautele e le simulazioni che erano proprie dei rapporti esistenti fra le alte gerarchie ecclesiastiche. Celeberrimo è l’episodio in cui, durante il conclave, Carafa accusa Pole di eresia affermando di avere le prove di quanto afferma in un mazzo di fogli che sventola di fronte all’assemblea dei cardinali. «Il contenuto reale di quelle carte rimase sconosciuto (e tale è rimasto fino a oggi); ma l’efficacia dell’argomento fu automatica […]. Tutti intesero che la Congregazione dell’Inquisizione aveva raccolto un fascicolo contro Pole» (A. Prosperi, L’eresia del Libro Grande. Storia di Giorgio Siculo e della sua setta, Milano, Feltrinelli, 2000, p. 174). Quel momento segna l’inizio della fine della candidatura del cardinale inglese.