Pietro Perna propone a Ludwig un affare tanto rischioso quanto di sicuro guadagno: trasferirsi a Venezia per gestire la ristampa e la diffusione del Beneficio di Cristo, la cui prima edizione, stampata da Bernardino Bindoni a Venezia nel 1543, ha suscitato forti sospetti di eresia. Il Catarino pubblica già nel 1544 un Compendio d’errori, & inganni Luterani di cui si è macchiato l’autore di quel libretto. Che non si sa chi sia. Il Beneficio infatti è stato pubblicato anonimo, per prudenza e affinché, come recita l’avvertenza, «più la cosa vi muova che l’autorità dell’autore». Pochi sanno che un oscuro benedettino, fra’ Benedetto Fontanini da Mantova, amico e seguace di quel Giorgio Siculo giustiziato pochi anni dopo come eretico, ha redatto una prima versione manoscritta, che è stata poi rivista – e in parte profondamente modificata – dal ben più noto Marco Antonio Flaminio, intellettuale che gravita intorno all’Ecclesia Viterbiensis di Reginald Pole.
L’aspetto rivoluzionario di quel libretto lo enuncia Perna: «cerca di rendere la giustificazione per sola fede compatibile con la dottrina cattolica!». Una garanzia di successo che permetterà di smerciare in breve tempo una tiratura di 10.000 copie. E se arriverà una condanna ufficiale meglio ancora, aumenteranno i rischi ma anche la curiosità intorno al libro e quindi i guadagni. Il piccolo libraio italiano ha visto giusto: Il Beneficio di Cristo si guadagna da subito un posto fisso nell’Indice dei libri proibiti. L’Inquisizione colpisce così duramente quel trattatello che fino al XIX secolo non si ritroveranno esemplari della prima edizione e la paternità dell’opera, cancellata la memoria di quella strana coppia di autori, verrà a lungo attribuita ad Aonio Paleario.