Stampa e predicazione sono le armi con cui Thomas Müntzer diffonde le sue idee di riforma religiosa, coinvolgendo nelle discussioni dottrinali – fondamenti su cui basare richieste concrete e pratiche di uguaglianza fra gli uomini – anche quei popolani, poveri e ignoranti, da sempre abituati a seguire le indicazioni dei sapienti dottori del clero, in materia di fede come nei minuti affari della vita quotidiana. Contadini e carrettieri ascoltano prediche che li invitano a ribellarsi e per la prima volta – come accadrà qualche anno dopo anche in Italia grazie a Antonio Brucioli, le cui traduzioni in volgare del Vecchio e Nuovo Testamento verranno poi messe all’Indice – possono leggere le Sacre Scritture senza la mediazione del clero. Ma la stampa offre anche mezzi di comunicazione più diretti: l’uomo dai mille nomi, intento a discutere coi compagni rivoltosi di fronte al torchio di una stamperia, inventa i “fogli volanti”, con cui diffondere le parole dei predicatori o le immagini dei maestri incisori come Albrecht Dürer.
Q è anche un romanzo picaresco: da Allstedt a Norimberga, da Bibra a Mulhausen. I castelli vengono saccheggiati, le chiese bruciate, i palazzi conquistati. Ma quando entrano in gioco le armi e gli eserciti, la sorte di questa «armata di straccioni» è segnata: ingannato dalle lettere del falso aiutante Qoèlet, nel 1525 Müntzer lancia i suoi seguaci verso la strage della piana di Frankenhausen.