Vittoria Colonna

Lodovico Aureli, [Ritratto di Vittoria Colonna]
Bologna, Tipografia Governativa alla Volpe, 1844 (Litografia Luigi Angiolini), litografia
Collocazione: GDS, Collezione dei Ritratti, cart. 15, fasc. 72, n. 2

– Sapete, donna Demetra, credo che farò la vostra fortuna. In men che non si dica sarete la Vittoria Colonna della Repubblica di Venezia.
Mi lascia scivolare le braccia sul petto e accosta la bocca al mio orecchio: – Con la differenza, don Ludovico, che Vittoria Colonna fa il mio stesso lavoro senza volerlo ammettere. Si dà arie di gran seduttrice e finge di non sapere quello che gli artisti come Michelangelo si aspettano da lei.

Terza parte. Capitolo 11 (Venezia, 10 luglio 1545)

In Q è presente soltanto questo accenno di poche righe, decisamente irriverenti, al rapporto fra Michelangelo Buonarroti e Vittoria Colonna. Un rapporto fatto di intensi scambi di lettere – accompagnate da sonetti e disegni da una parte e dall’altra – e profonda spiritualità, guidata da Reginald Pole e altri cardinali che vedevano nel Beneficio di Cristo il messaggio di un profondo rinnovamento della Chiesa cattolica. Al centro di questo messaggio il sacrificio del Cristo e quindi il Crocifisso. Quello che si può vedere nelle immagini successive venne donato da Michelangelo alla Colonna e c’è chi ha ipotizzato, in forma di suggestione più che sulla base di reale documentazione, che fosse stato richiesto per il frontespizio del Beneficio. Ma, conoscendo l’estrema prudenza del Buonarroti, il progetto era sicuramente troppo rischioso (A. Moroncini, I disegni di Michelangelo per Vittoria Colonna e la poesia del Beneficio di Cristo, «Italian Studies», LVI (2009), n. 1, p. 38-55). Quanto il messaggio del Beneficio abbia influenzato Michelangelo lo si vede nella vicenda della realizzazione del Mausoleo di Giulio II, raccontata in maniera mirabile da Antonio Forcellino, responsabile del restauro di quest’opera, in Michelangelo Buonarroti. Storia di una passione eretica (Torino, Einaudi, 2002). Fra controversie economiche e dispute sul significato della composizione delle statue presenti nella tomba, assume rilievo il fatto che nel fatidico anno 1542, in maniera sorprendente, lo scultore decida di sostituire le statue poste ai lati del Mosè. I due Prigioni, che secondo gli accordi presi con la famiglia del papa defunto dovevano occupare le nicchie laterali del piano inferiore, vengono sostituiti con le statue della Vita attiva e della Vita contemplativa. Nell’interpretazione di Forcellino, queste due statue sono i simboli di quella mediazione fra “salvezza per sola fede” e “salvezza attraverso le buone opere” che è uno dei massaggi più controversi del Beneficio di Cristo. Una mossa coraggiosa che però negli anni seguenti, quando il libretto di Fontanini e Flaminio è palesemente accusato di eresia, Michelangelo si preoccupa di nascondere e mascherare, soprattutto con false tracce seminate nella sua biografia scritta, sotto sua attenta supervisione, da Ascanio Condivi.