Cesare Vecellio, Habiti antichi, et moderni di tutto il mondo di nuovo accresciuti di molte figure
Venezia, Giovanni Bernardo Sessa, 1598
Collocazione: 16. AA. VI. 1
«Sorride, bocca mezza sdentata, e giura che questa guerra l’hanno vinta i poveracci come lui. Racconta di quando hanno preso il castello del conte e per dieci giorni si sono fatti servire da lui e dai suoi uomini, mentre la notte si scopavano la signora e le figlie. Quella è stata la loro grande vittoria: nessuno può pensare di rovesciare i potenti per molto tempo, anche perché se governassero i contadini e i signori lavorassero la terra si morirebbe presto tutti quanti di fame, ché ognuno ha le mani che si merita… Eppure, per un signore, leccare i piedi di un servo e dover rimettere il coso dove l’ha messo un bifolco, è la più accecante delle sconfitte. Per quelli come Hermann, il più sacro dei godimenti. Ride come uno scemo, sputacchiando tutt’intorno, e per fargli ancor più piacere, gli dico che, forse, il prossimo conte sarà proprio figlio suo e che quello è un bel modo di abbattere i potenti: inquinargli la prole».
Prima parte. Capitolo 7 (Eltersdorf, estate 1525)